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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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alternativo alla teoria economica, ricerca chiaramente scientifica, avesse uno scopo<br />

intrinsecamente politico. Appare innegabile il collegamento tra l’avvento <strong>del</strong><br />

marginalismo e il movimento socialista <strong>del</strong> tempo. Nella dimostrazione di Ricardo<br />

che i salari sono in relazione inversa ai profitti è implicito il riconoscimento che il<br />

conflitto di classe è inevitabile nell’economia capitalistica.” (Dasgupta, 1987) 1 .<br />

Nell’economia moderna dopo la svolta marginalista si tende ad ignorare ciò che <strong>per</strong><br />

gli economisti classici era l’elemento centrale <strong>del</strong>la “scienza economica” cioè lo<br />

sviluppo umano e sociale <strong>del</strong>l’uomo, tendendo eccessivamente a considerare gli<br />

elementi amorali ed esclusivamente quantitativi.<br />

In Smith e Marx, e con loro Ricardo, Mill e molti altri, è molto chiaro che il<br />

“nemico” da sconfiggere è la povertà. I vari autori propongono politiche e strumenti<br />

completamente diversi <strong>per</strong> risolvere questo problema ma <strong>per</strong> tutti l’economia non è<br />

la scienza che, <strong>per</strong> Lionel Robbins, “studia la condotta umana” in relazione a risorse<br />

scarse e a fini alternativi. Il concetto di scarsità walrasiano diventa la “legge<br />

<strong>del</strong>l’economia”. “L'economia è indifferente rispetto ai fini, nel senso che essa non è<br />

in grado di dare su di essi un giudizio, allo stesso titolo <strong>per</strong> cui è in grado di dare un<br />

giudizio sui più convenienti usi dei mezzi <strong>per</strong> <strong>per</strong>venire ai fini stessi. Gli scopi che<br />

l'azione umana si prefigge sono naturalmente soggetti ad altri tipi di valutazione, in<br />

sede morale, religiosa, politica, ecc.” spiega Claudio Napoleoni: “Secondo questa<br />

concezione l'economia è <strong>una</strong> scienza positiva, libera cioè da giudizi di valore”<br />

(Napoleoni, 1963). L’idea sull’economia di Smith e Marx - ma anche in parte di<br />

Keynes - non è certo quella di Robbins, così come l’idea stessa di sviluppo è<br />

necessariamente diversa.<br />

In molti economisti classici le innovazioni istituzionali hanno avuto un peso rilevante<br />

e sia Smith che Marx individuano nella classe borghese il motore <strong>del</strong>lo sviluppo in<br />

contrasto ad un classe nobiliare conservatrice e corporativa. Smith e Marx, che in<br />

questo capitolo sono presi come esempi <strong>del</strong>la concezione classica <strong>del</strong>lo sviluppo,<br />

sono entrambi “modernisti” e “progressisti” invocando a gran voce l’abolizione di<br />

“privilegi esclusivi”.<br />

1 La citazione è contenuta nella relazione di Luciano Iacoponi al XLII convegno Sidea <strong>del</strong> 22-23<br />

febbraio 2005<br />

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