Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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Fondamentale, <strong>per</strong>o, è che l’economia sociale non venga associata troppo al<br />
<strong>paradigma</strong> <strong>del</strong>l’economia neo-liberista stravolgendo il senso stesso di quello che<br />
vuole essere un <strong>paradigma</strong> alternativo.<br />
L’approccio <strong>del</strong>lo sviluppo locale inteso come valorizzazione dei territori in un’ottica<br />
di economia sociale e <strong>civile</strong> deve rifiutare la logica <strong>del</strong>la competitività di mercato <strong>per</strong><br />
evitare che questo tipo di economia o le imprese sociali diventino solo un modo <strong>per</strong><br />
rendere più “appetibile” al mercato un territorio o un’impresa.<br />
Un elemento centrale <strong>del</strong>la <strong>critica</strong> radicale a questo tipo di economia sociale, e quindi<br />
di sviluppo, è proprio inerente all’idea di “capitale sociale” che non deve essere un<br />
concetto astratto, pronto ad essere “sbandierato” <strong>per</strong> migliorare la competitività di un<br />
territorio, ma deve essere elemento fondamentale di un’economia basata sulla fiducia<br />
e la coo<strong>per</strong>azione. La <strong>per</strong>icolosità <strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong> concetto di “capitale sociale” come di<br />
“particelle elementari <strong>per</strong> descrivere il successo o il fallimento di intere comunità”<br />
(Hadjimichalis 2006) rischia di svuotarne il significato, caricando di eccessivo peso<br />
il suo valore<br />
L’idea “poetica” di un capitale sociale che unisce tutti e crea l’immaginario di <strong>una</strong><br />
società priva di conflitto rischia di <strong>del</strong>egittimare l’importanza stessa <strong>del</strong>le relazioni<br />
sociali che non sono fatte solo di fiducia e coo<strong>per</strong>azione ma anche di scontri e<br />
contrapposizioni. Il capitale sociale, inteso come centro di rapporti coo<strong>per</strong>ativi, non<br />
nasce dal nulla ma dovrebbe aiutare a rinsaldare i legami tra economia, cultura e<br />
società, che non risaltino lo scontro e la competizione, come il mondo neo-liberista<br />
ha imposto negli ultimi decenni, ma l’incontro.<br />
L’idea di sviluppo <strong>civile</strong> prescinde da questi aspetti e, quindi, la valorizzazione <strong>del</strong><br />
territorio e <strong>del</strong> suo capitale sociale dipende da un’idea di sviluppo che non può essere<br />
quella neo-liberista di mercato, focalizzata solo sulla crescita. I progetti di economia<br />
sociale e di economia <strong>civile</strong> (sia dal lato <strong>del</strong>la domanda che dal lato <strong>del</strong>l’offerta) non<br />
possono realizzarsi esclusivamente nel “Terzo settore” ma devono contribuire<br />
attivamente alla creazione di un <strong>paradigma</strong> alternativo di sviluppo. E’ importante<br />
avere presente il rischio <strong>del</strong>l’affermazione <strong>del</strong>l’idea che il “Terzo Settore”debba<br />
essere <strong>una</strong> via intermedia che insegue chi è “vincente”, dato che la distinzione tra<br />
vincitori e vinti viene effettuata in base al successo economico nel libero mercato.<br />
(Hadjimichalis e Hudson, 2007).<br />
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