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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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agiona invece sul concetto stesso di sviluppo allontanandosi molto dall’unico “fine”<br />

<strong>del</strong>l’economia mainstream.<br />

L’idea dominante è sempre stata che povertà, disuguaglianza, mancanza di istruzione<br />

e altri mali sociali sarebbero stati tutti contemporaneamente alleviati dalla crescita<br />

<strong>del</strong> Pil. Anzi: alla crescita <strong>del</strong> Pil si potevano sacrificare molte vite e molti rapporti<br />

sociali <strong>per</strong>ché, pur attraverso alcune sofferenze, la crescita avrebbe portato a<br />

condizioni migliori <strong>per</strong> tutti. Il Pil era insomma diventato il fine <strong>del</strong>l'economia e <strong>del</strong>le<br />

politiche che, rovesciando i termini <strong>del</strong>la logica e <strong>del</strong>l'es<strong>per</strong>ienza umana ma<br />

accettando quelli <strong>del</strong>l'economia neoclassica, si facevano dettare l'agenda dalle<br />

principali istituzioni economiche.<br />

Sen ha la capacità di rimettere al centro <strong>del</strong> discorso economico (e quindi anche <strong>del</strong><br />

discorso sullo sviluppo) il fine <strong>del</strong>l’azione economica con un’affermazione che non è<br />

così ovvia: “Se abbiamo <strong>del</strong>le ragioni <strong>per</strong> voler essere più ricchi, dobbiamo chiederci<br />

quali siano esattamente queste ragioni, come si esplichino, da che cosa dipendano e<br />

quali siano le cose che possiamo fare essendo più ricchi. In generale abbiamo ottime<br />

ragioni <strong>per</strong> desiderare un reddito o <strong>una</strong> ricchezza maggiore; e non <strong>per</strong>ché ricchezza e<br />

reddito siano in sé desiderabili, ma <strong>per</strong>ché normalmente sono un ammirevole<br />

strumento <strong>per</strong> essere più liberi di condurre il tipo di vita che, <strong>per</strong> <strong>una</strong> ragione o <strong>per</strong><br />

l'altra, apprezziamo”.<br />

Il collegamento con gli economisti classici e con tutto il filone <strong>del</strong>l’economia <strong>civile</strong><br />

(che si vedrà meglio nella seconda parte) è evidente: la ricchezza è uno strumento e<br />

non un fine.<br />

“L'utilità <strong>del</strong>la ricchezza sta nelle cose che ci <strong>per</strong>mette di fare, nelle libertà<br />

sostanziali che ci aiuta a conseguire; ma questa correlazione non è né esclusiva<br />

(infatti esistono altri fattori, oltre alla ricchezza, che influiscono in modo<br />

significativo sulla nostra vita) né uniforme (poiché l'effetto <strong>del</strong>la ricchezza sulla vita<br />

varia a seconda di questi altri fattori)”. Queste affermazione sono illuminanti sul<br />

<strong>per</strong>ché Sen abbia elaborato questa teoria sulle libertà – capacitazioni: la crescita <strong>del</strong><br />

Pil non è l'unica strada <strong>per</strong> raggiungere obiettivi importanti <strong>per</strong> la vita umana e<br />

soprattutto non è questa strada che porta univocamente verso quegli obiettivi. Scopi<br />

<strong>per</strong> i quali valga la pena di battersi, come la possibilità di “vivere a lungo senza<br />

essere stroncati nel fiore degli anni” o “vivere bene e non nella sofferenza e<br />

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