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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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tasso di crescita di equilibrio) determinato da parametri non fisici. Le condizioni<br />

qualitative, non fisiche, sono date e le grandezze quantitative, fisiche, vi si devono<br />

adattare. Nella teoria neoclassica tale “aggiustamento” comporta quasi sempre<br />

crescita economica. Il nuovo <strong>paradigma</strong> oggi emergente (stato stazionario, sviluppo<br />

sostenibile), tuttavia, parte da parametri fisici (un mondo finito, complesse<br />

interrelazioni ecologiche, le leggi <strong>del</strong>le termodinamica) e indaga il modo in cui le<br />

variabili non fisiche – tecnologia, preferenze, distribuzione e stili di vita – possono<br />

essere condotte a un equilibrio praticabile e giusto con il complesso sistema biofisico<br />

di cui siamo parte. […]. Questo <strong>paradigma</strong> emergente assomiglia molto di più<br />

all’economia classica che non a quella neoclassica, <strong>per</strong> il fatto che l’aggiustamento<br />

avviene attraverso lo sviluppo qualitativo e non la crescita quantitativa.”(2001, p.7).<br />

Avendo appreso l’insegnamento di Goergescu – Roegen e avendone “eliminato” le<br />

posizioni più radicali (vedi paragrafo precedente) Daly è assolutamente convinto che<br />

l’economia sia un sottosistema <strong>del</strong>l’ambiente e che esso dipenda dall’ambiente sia<br />

come fonte di input di materie prime sia come bacino ricettivo <strong>per</strong> gli output di<br />

rifiuti: “A meno che non sia supportata dalla visione preanalitica <strong>del</strong>l’economia come<br />

sottosistema, l’intera idea di sviluppo sostenibile – di un sottosistema sostenuto da un<br />

sistema più ampio di cui deve rispettare limiti e capacità – non ha alcun senso.”<br />

(2001, p.11).<br />

A luce di tutto ciò la “crescita sostenibile” non ha nessun senso, risultando un grande<br />

e contraddittorio ossimoro.<br />

Lo sviluppo sostenibile implica uno spostamento da un’economia <strong>del</strong>la crescita ad<br />

un’economia di stato stazionario. Come si è già visto lo “stato stazionario”, cioè<br />

l’assenza di crescita economica, era già stato al centro <strong>del</strong> lavoro di un grande<br />

economista come Stuat Mill.<br />

Secondo il filosofo ed economista inglese, il prezzo pagato dalla società e dagli<br />

individui <strong>per</strong> continuo aumento <strong>del</strong>la ricchezza materiale è molto alto in termini di<br />

qualità <strong>del</strong>la vita, <strong>del</strong>la possibilità di coltivare la crescita intellettuale e morale e di<br />

evitare la distruzione <strong>del</strong>la natura. Come si esprime l’autore nel 1848: “Confesso che<br />

non mi piace l’ideale di vita di coloro che pensano che la condizione normale degli<br />

uomini sia quella di <strong>una</strong> lotta <strong>per</strong> andare avanti; che l’urtarsi e lo spingersi gli uni con<br />

gli altri, che rappresenta il mo<strong>del</strong>lo esistente <strong>del</strong>la vita sociale, sia la sorte<br />

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