Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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formata in modo da <strong>per</strong>mettere a questo sistema di funzionare secondo le proprie<br />
leggi” (p.74).<br />
Il sistema di mercato si auto- regola e si auto- riproduce e attraverso la<br />
mercificazione <strong>del</strong> lavoro, <strong>del</strong>la terra e <strong>del</strong>la moneta, si <strong>per</strong>mette “ al meccanismo di<br />
mercato di essere l’unico elemento direttivo <strong>del</strong> destino degli esseri umani e <strong>del</strong> loro<br />
ambiente naturale e <strong>per</strong>fino <strong>del</strong>la quantità e <strong>del</strong>l’impiego <strong>del</strong> potere d’acquisto” e ciò<br />
“porterebbe alla demolizione la società.” (p. 93)<br />
L’opinione <strong>del</strong>l’economista ungherese <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong>la società di mercato<br />
capitalista si concretizza in un’analisi spietata secondo la quale, <strong>una</strong> volta messo in<br />
moto dai processi sociali, vale a dire dalla spietata avidità dei capitalisti, avallato<br />
dalle forze politiche che rappresentavano i loro interessi e teorizzato dagli utilitaristi<br />
e dagli economisti classici, il meccanismo diabolico <strong>del</strong> “mercato regolato” produce<br />
di fatto, nel corso <strong>del</strong>l’800, i suoi effetti: la crescita prodigiosa <strong>del</strong>la ricchezza è<br />
pagata al prezzo di un enorme aumento <strong>del</strong>la miseria e <strong>del</strong>la degradazione umana.<br />
Il costo <strong>del</strong>lo sviluppo capitalistico è necessariamente troppo alto e la trasformazione<br />
<strong>del</strong>l’economia di mercato in un vero e proprio “credo” attestato <strong>per</strong> un verso su di<br />
<strong>una</strong> rivendicazione apologetica <strong>del</strong>la fondatezza scientifica <strong>del</strong>le leggi economiche<br />
che governano il mercato e <strong>per</strong> un altro su di un’orgogliosa difesa dalle critiche<br />
secondo la quale l’incompleta applicazione dei suoi principi era la ragione di tutte le<br />
difficoltà che ad esso venivano attribuite. La difesa <strong>del</strong> liberismo capitalista è<br />
totalizzante e <strong>per</strong>icolosa poiché attraverso questa difesa il liberismo paradossalmente<br />
si spiritualizza, nel senso che, contro l’evidenza <strong>del</strong>le cose, esso diventa il paladino<br />
<strong>del</strong> progresso contro le oscure forze conservatrici che ad esso si oppongono: lo Stato<br />
burocratico e la classe lavoratrice miope e accecata dai sindacati “di fronte ai<br />
benefici ultimi di un’illimitata libertà economica verso tutti gli interessi umani,<br />
compresi i suoi” (p. 185).<br />
Il vero <strong>per</strong>icolo <strong>del</strong>lo sviluppo capitalistico si realizza poiché il suo carattere<br />
selvaggio non sta tanto e solo nel grado di sfruttamento <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>la natura che<br />
esso promuove, ma soprattutto nella sua vocazione a promuovere <strong>una</strong> nuova cultura<br />
che scinda definitivamente i legami che l’uomo ha sempre sentito di avere con la<br />
società e con la natura, il tessuto umano e naturale <strong>del</strong>la vita sociale, <strong>per</strong> produrre<br />
infine l’individuo che <strong>per</strong>segue univocamente il fine di affermare i suoi interessi:<br />
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