Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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L’analisi neomarxista <strong>del</strong>la posizione <strong>del</strong>le economie sottosviluppate all’interno <strong>del</strong><br />
regime internazionale trovava molti punti di contatto con la teoria strutturalista<br />
latinoamericana degli anni ’40 e ’50, avviata da Raul Prebisch, da cui <strong>per</strong>ò si<br />
discostava <strong>per</strong> l’impiego <strong>del</strong>l’analisi di classe come determinante prima <strong>del</strong><br />
sottosviluppo e <strong>per</strong> il ricorso al concetto di surplus economico. Il neomarxismo, cioè,<br />
non riconosceva come fondamentale l’importanza alle strutture economiche esistenti,<br />
considerate invece le principali cause <strong>del</strong> sottosviluppo da parte degli strutturalisti,<br />
che proponevano soluzioni riformiste specifiche (a cominciare dalle politiche di<br />
sostituzione <strong>del</strong>le importazioni); secondo i neomarxisti tali politiche erano da<br />
considerare puri palliativi rispetto all’unica strategia <strong>per</strong>corribile, di riappropriazione<br />
<strong>del</strong> surplus attraverso <strong>una</strong> rivoluzione socialista (in ciò, venendo <strong>critica</strong>ti dai marxisti<br />
ortodossi che ritenevano, invece, il capitalismo <strong>una</strong> fase necessaria nel <strong>per</strong>corso<br />
verso il raggiungimento <strong>del</strong> socialismo).<br />
Il lavoro di economisti neo – marxisti, dei “dipendentisti” e di Samir Amin portarono<br />
più volte nelle conferenze dei paesi non allineati e nelle varie commissioni ONU<br />
l’idea <strong>del</strong>la necessità di un Nuovo Ordine Economico Internazionale: “Qualsiasi<br />
forma di sviluppo si produca, questa è distorta o iniqua, coinvolgendo solo <strong>una</strong><br />
piccola parte <strong>del</strong>la popolazione e riguardando ambiti esclusivamente settoriali e<br />
regionali.” (Anell e Nygren, 1980)<br />
Prima di chiudere questo capitolo è necessario soffermarsi su <strong>una</strong> teoria che ha<br />
fortemente influenzato tutta la teorizzazione sul sottosviluppo, cioè la teoria<br />
<strong>del</strong>l’im<strong>per</strong>ialismo.<br />
I primi teorici <strong>del</strong>l’im<strong>per</strong>ialismo economico sono Lenin, J. Hobson e Rosa<br />
Luxembourg. Per Hobson, il capitalismo inglese, sviluppato ormai in concentrazioni<br />
monopolistiche, avrebbe provocato un eccesso di risparmio che tuttavia non avrebbe<br />
trovato utilizzo interno, a causa <strong>del</strong>l'impoverimento <strong>del</strong>la maggior parte <strong>del</strong>la<br />
popolazione. La necessità di facilitare gli investimenti esteri, quindi, avrebbe indotto<br />
la spinta espansionistica. Su queste basi, Hobson suggeriva <strong>una</strong> serie di interventi<br />
volti ad aumentare il potere di acquisto <strong>del</strong>le masse, <strong>per</strong> poter disinnescare la<br />
tendenza im<strong>per</strong>ialista.<br />
Rosa Luxembourg vedeva l'incorporazione forzata di popolazioni e territori nei<br />
processi di accumulazione <strong>del</strong> capitale come <strong>una</strong> caratteristica costante di<br />
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