Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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società <strong>del</strong> Sud non sono realmente “società <strong>del</strong>la crescita” e dove bisogna dunque<br />
limitarsi ad eliminare gli ostacoli alla realizzazione di società autonome.<br />
In questo senso, Latouche fa proprie alcune posizione “terzomondiste” come quella<br />
che si è già incontrata di Samir Amin.<br />
La società <strong>del</strong>la decrescita è auspicabile <strong>per</strong>ché significa decrescere nel<br />
depredamento <strong>del</strong>la natura, quindi nella produzione, nel consumo, nei trasporti e<br />
dunque nell’inquinamento e nella creazione di rifiuti organici e non, al fine di vivere<br />
in un ambiente più bello e godibile, seppur facendo <strong>una</strong> vita più sobria e frugale.<br />
Tutto ciò nella consapevolezza che la ricchezza che ci rende effettivamente sereni e<br />
felici è quella <strong>del</strong>le relazioni <strong>per</strong>sonali. La pienezza <strong>del</strong>la nostra vita è data dalla<br />
quantità e dalla qualità dei rapporti che abbiamo con gli altri (siano essi parenti,<br />
amici, conoscenti occasionali ecc.), dal tempo che trascorriamo con loro e dal modo<br />
in cui trascorriamo questo tempo insieme. Vivere questi rapporti, che sono la nostra<br />
vera felicità, in un ambiente che sia il nostro, più genuino, godibile, sobrio, sereno,<br />
allegro in un contesto socio-economico, dove si ritorna a forme di autoproduzione<br />
(Pallante, 2005), dove il lavoro diminuisce e torna ad essere piacevole in un certo<br />
ambito (come la campagna e l’artigianato), dove il mercato torna ad avere la sua<br />
funzione di riunione popolare e riscopre lo scambio culturale attraverso lo scambio<br />
prodotto-moneta o addirittura prodotto-prodotto (il baratto) e dove la preoccupazione<br />
economica quasi scompare, essendo questa <strong>una</strong> società conviviale e pressappoco<br />
autosufficiente. Per tutti questi motivi Latouche auspica, utopicamente, <strong>una</strong> società<br />
<strong>del</strong>la decrescita.<br />
Le proposte concrete di Serge Latouche sono presenti in quello che lui definisce<br />
come un esquisse di un programma “politico” <strong>per</strong> la costruzione di <strong>una</strong> società <strong>del</strong>la<br />
crescita. Il nemico individuato dal filosofo francese sembrerebbe essere il<br />
capitalismo “Un capitalismo eco-compatibile è teoricamente concepibile, ma<br />
irrealistico sul piano pratico” e quindi “<strong>una</strong> società <strong>del</strong>la decrescita non può<br />
concepirsi se non si esce dal capitalismo”, tuttavia “questa formula comoda si<br />
riferisce a <strong>una</strong> evoluzione storica tutt'altro che semplice... L'eliminazione dei<br />
capitalisti, il divieto <strong>del</strong>la proprietà privata degli strumenti di produzione, l'abolizione<br />
<strong>del</strong> rapporto salariale o <strong>del</strong> denaro getterebbe la società nel caos e in preda a un<br />
terrorismo massiccio che tuttavia non basterebbe a distruggere l'immaginario<br />
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