Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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progresso economico e sociale di <strong>una</strong> comunità e di un Paese. Se rivolgiamo, invece,<br />
l’attenzione ad altre scuole di pensiero come quella keynesiana, quella neoricardiana<br />
oppure quella neoistituzionalista così come viene chiamata, notiamo che l’accento<br />
cade più sullo Stato. La parola Stato non significa solo lo Stato centrale ma l’ente<br />
pubblico in generale, cioè chi ha un potere che gli deriva dalla legittimazione di tipo<br />
democratico, attraverso procedure elettorali. Quindi noi diciamo Stato non <strong>per</strong><br />
significare uno Stato nazionale, ma <strong>per</strong> significare ogni ente (quindi Stato è anche il<br />
Comune o la Regione) che ha un potere che deriva da un processo di legittimazione<br />
democratica. Altre scuole di pensiero, <strong>per</strong>tanto, sottolineano di più la necessità<br />
<strong>del</strong>l’intervento <strong>del</strong>lo Stato inteso in questo senso, <strong>per</strong> correggere i cosiddetti<br />
fallimenti <strong>del</strong> mercato (market failures). Ma a prescindere da queste differenze, che<br />
sono notevoli, tutto l’impianto teorico <strong>del</strong>l’Economia Politica è esattamente basato<br />
sul mo<strong>del</strong>lo Stato-mercato. Perciò, la società <strong>per</strong> progredire, sotto il profilo<br />
economico, deve avvalersi di questi due pilastri. E quali sono i principi regolativi di<br />
questi due pilastri? Il principio regolativo <strong>del</strong> mercato è lo scambio di equivalenti di<br />
valore, cioè l’efficienza; <strong>per</strong> lo Stato il principio è l’equità.<br />
Il pensiero neoliberale dice che è più importante il mercato <strong>per</strong> creare ricchezza e<br />
reddito. Il mercato, che lavora secondo il principio <strong>del</strong>lo scambio di equivalenti,<br />
<strong>per</strong>mette di massimizzare il non spreco <strong>del</strong>le risorse, il risultato di efficienza e così<br />
via. Altre scuole dicono che è più importante lo Stato che redistribuisce e consente di<br />
ottenere un risultato di equità; diversamente, non si può andare molto lontano. Al di<br />
là di queste differenze, che non sono di poco conto, rimane il fatto che nella lunga<br />
storia <strong>del</strong> pensiero <strong>del</strong>l’Economia Politica, il binomio Stato- mercato è l’elemento<br />
che accom<strong>una</strong> le varie scuole. Ma, come scrive lo stesso Zamagni: “Un ordine<br />
sociale , quale esso sia, ha bisogno di tre principi regolativi, distinti ma non<br />
indipendenti, <strong>per</strong> potersi sviluppare in modo armonico”. I primi due sono efficienza<br />
ed equità, il terzo è il principio di reciprocità, che si basa sulla società <strong>civile</strong> ed è i<br />
principio cardine <strong>del</strong>l’economia <strong>civile</strong>.(Zamagni, 2004, p.21).<br />
La società <strong>civile</strong> ha un ruolo attivo nell’economia, e non è solo, come pensano molti<br />
grandi economisti, un presupposto a Stato e mercato. Il principio di reciprocità si<br />
differenzia dal principio proprio <strong>del</strong> concetto di equità, cioè quello <strong>del</strong>lo scambio di<br />
equivalenti, poiché il primo è tripolare, transitivo, invece quello <strong>del</strong>lo scambio di<br />
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