Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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La fine <strong>del</strong>l’economia: l’inizio <strong>del</strong>lo sviluppo<br />
Il titolo di questo paragrafo prende spunto dal famoso saggio di Sergio Ricossa: “La<br />
fine <strong>del</strong>l’economia”. Ricossa individua in Keynes e Marx due <strong>per</strong>fettisti il cui fine<br />
ultimo deve essere la fine <strong>del</strong>l’economia. Concordo con l’economista torinese<br />
nell’affermare che sia Keynes, che Marx aspirino a liberare l’uomo dallo<br />
sfruttamento e dal bisogno capitalistico e individuino nel sistema di mercato la fonte<br />
<strong>del</strong>la priorità di alcuni sentimenti negativi, come l’avarizia. La profezia di Keynes è<br />
particolarmente esplicativa: “il problema economico non è, se guardiamo al futuro, il<br />
problema <strong>per</strong>manente <strong>del</strong>la razza umana.. Vedo quindi uomini liberi tornare ad<br />
alcuni dei principi più solidi ed autentici <strong>del</strong>la religione e <strong>del</strong>le virtù tradizionali: che<br />
l’avarizia è un vizio, l’esazione <strong>del</strong>l’usura <strong>una</strong> colpa, l’amore <strong>per</strong> il denaro è<br />
spregevole, e che chi meno si affanna <strong>per</strong> il domani cammina veramente sul sentiero<br />
<strong>del</strong>la virtù e <strong>del</strong>la profonda saggezza. Rivaluteremo di nuovo i fini sui mezzi e<br />
preferiremo il bene all’utile. Renderemo onore a chi saprà insegnarci a cogliere l’ora<br />
e il giorno con virtù, alla gente meravigliosa capace di trarre un piacere diretto dalle<br />
cose, i gigli <strong>del</strong> campo che non seminano e non filano” (J.M. Keynes, 1991,<br />
Esortazioni e profezie, p.63-64).<br />
Un altro elemento centrale <strong>per</strong> la fine <strong>del</strong>l’economia, secondo Ricossa, è il concetto<br />
di stazionarietà: “Il nirvana è <strong>una</strong> sorta di “stato stazionario”, che si oppone allo<br />
sviluppo senza fine <strong>del</strong>l’economia. […] i <strong>per</strong>fettisti finiscono col ritenere lo sviluppo<br />
economico illimitato un assurdo tanto inopportuno quanto impossibile. Cambia solo<br />
la spiegazione <strong>del</strong>l’impossibilità: talvolta è il difetto di domanda effettiva, talaltra è<br />
l’esaurimento <strong>del</strong>le risorse naturali, che blocca la crescita <strong>del</strong>l’offerta” (Ricossa,<br />
2004, p.77-78). Gli elementi principali emersi in questo lavoro ci sono tutti: scarsità<br />
<strong>del</strong>le risorse, stazionarietà e, riprendendo Keynes, l’aspetto valoriale.<br />
Lo sviluppo <strong>civile</strong>, che abbiamo introdotto nel paragrafo precedente, non ha la<br />
pretesa di voler la fine <strong>del</strong>l’economia, così come non avrebbe voluto la fine<br />
<strong>del</strong>l’economia J. M. Keynes. Lo sviluppo <strong>civile</strong> si inserisce in <strong>una</strong> filosofia che<br />
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