Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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liberismo smithiano sembra seguire un filone “liberal” di lotta ai poteri conservatori<br />
e “retrogradi” <strong>del</strong>la società inglese dei suoi tempi.<br />
La visione anti- oligarchica di Smith sembra <strong>una</strong> contraddizione in termine nei<br />
confronti <strong>del</strong> liberismo moderno che tende ad ignorare questi gruppi sociali che<br />
fanno pressioni affinché l’interesse particolare prevalga su quello generale.<br />
L’economista scozzese sembra <strong>per</strong>ò ridurre questa questione all’interventismo statale<br />
come “braccio” <strong>del</strong>l’oligarchia e offrendo <strong>una</strong> soluzione semplicistica al problema:<br />
l’eliminazione <strong>del</strong>l’intervento statale in economia.<br />
Non si capisce <strong>per</strong>ché il mercato, entità astratta, possa essere il luogo <strong>del</strong>la<br />
razionalità economica in funzione di quello sviluppo che <strong>per</strong> Smith, quindi, non è<br />
salvaguardato se lo stato interviene nell'economia <strong>per</strong>ché esso finirebbe col favorire<br />
qualcuno a scapito di altri e dunque alimenterebbe le tendenze monopolistiche <strong>del</strong>la<br />
classe capitalistica: il meglio che lo stato può fare in economia è salvaguardare la<br />
libertà di commercio, cioè la concorrenza, contro l'oligarchia.<br />
Di qui dunque <strong>una</strong> distinzione netta - anche se spesso dimenticata - tra due concetti<br />
chiave <strong>del</strong>l'analisi economica e <strong>del</strong>la ricerca storica e antropologica rivolta<br />
all'economia: mercato e capitalismo. Il mercato, se lasciato libero di o<strong>per</strong>are, è un<br />
meccanismo in grado di garantire la pace sociale e il massimo benessere possibile.<br />
Ma il ceto capitalistico che si oppone al libero mercato, in combutta con lo stato, può<br />
rovinare quell'armonia ed il conseguente “progresso naturale <strong>del</strong>la pros<strong>per</strong>ità”.<br />
Un’interpretazione volutamente liberista di Smith ha certamente contribuito<br />
all'ambiguità <strong>del</strong> concetto di mercato e <strong>del</strong>la conseguente ideologia politica<br />
antistatalista: lanciando da un lato l'idea <strong>del</strong>la "mano invisibile" che governa il<br />
sistema <strong>del</strong>la domanda e <strong>del</strong>l'offerta senza bisogno di regole pubbliche; ma dall'altro<br />
ammettendone i limiti quando esprime esplicitamente la consapevolezza <strong>del</strong> fatto che<br />
in fondo il più importante e temibile avversario <strong>del</strong>la concorrenza è l'oligarchia, <strong>del</strong>la<br />
quale lo stato può diventare strumento. Per questo il filosofo scozzese prevede un<br />
sistema giudiziario che garantisca lo svolgersi <strong>del</strong> naturale corso verso la pros<strong>per</strong>ità<br />
senza che “gruppi sociali dominanti” facciano prevalere l’interesse privato su quello<br />
pubblico.<br />
Nel sistema smithiano questo non produce <strong>una</strong> contraddizione <strong>per</strong>ché di fatto<br />
l'oligarchia capitalistica si sviluppa solo se aiutata dallo stato. Questa è <strong>una</strong><br />
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