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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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Lo sviluppo <strong>civile</strong><br />

L’approccio istituzionalista <strong>del</strong>lo sviluppo locale, con le sue componenti critiche, e<br />

l’approccio <strong>del</strong>l’economia <strong>civile</strong> sembrano ben integrarsi nel concetto di sviluppo<br />

<strong>civile</strong>.<br />

Una recente letteratura ha individuato nel concetto di “social economy”<br />

un’alternativa di sviluppo che rifiuta il <strong>paradigma</strong> <strong>del</strong>la sola competizione di mercato<br />

(Amin e Tomaney 1995, Amin, Cameron e Hudson 2002).<br />

La “social economy” si riferisce solitamente al Terzo Settore, tra il sistema privato di<br />

mercato ed il sistema pubblico di governo. A questo settore solitamente vengono<br />

associale le coo<strong>per</strong>ative, le ONG e le fondazioni (charities).<br />

Questa nuova “economia” alternativa può essere considerata il “terreno” di incontro<br />

tra lo sviluppo locale e l’economia <strong>civile</strong>. In questo senso il contributo di autori di<br />

scuola “istituzionalista” come Amin, è sicuramente fondamentale.<br />

Secondo Zamagni l’economia sociale si distingue dall’economia <strong>civile</strong> in quanto la<br />

prima interviene sul lato <strong>del</strong>l’offerta o<strong>per</strong>ando in modo da “umanizzare” i processi di<br />

produzione mentre l’economia <strong>civile</strong> interviene sul lato <strong>del</strong>la domanda <strong>per</strong>mettendo<br />

ai cittadini di organizzarsi e strutturarsi <strong>per</strong> poter interloquire in modo autonomo con<br />

i soggetti <strong>del</strong>l’offerta. (Zamagni, 2002).<br />

Il nuovo <strong>paradigma</strong> offerto dal binomio economia sociale – economia <strong>civile</strong> è quello<br />

di un mo<strong>del</strong>lo alternativo che non abbia <strong>per</strong>ò la pretesa di scardinare né il libero<br />

mercato o né il welfare state, fondato sull’azione statale.<br />

L’idea di fondo <strong>del</strong>l’approccio strutturalista di Amin è che le politiche neo-liberiste<br />

<strong>per</strong> lo sviluppo degli anni Ottanta sono fallite <strong>per</strong>ché oltre a aumentare la<br />

disoccupazione e a favorire le disparità sociali e regionali, hanno mancato anche il<br />

loro obiettivo principale cioè la crescita. L’economia sociale può invece creare la<br />

basi di quella “coesione” che è l’elemento centrale, <strong>per</strong> esempio, <strong>del</strong>la politica<br />

comunitaria europea. (Amin e Tomaney 1995).<br />

E’ facilmente intuibile la complementarità tra la coesione richiesta dalla comunità<br />

europea e la fraternità <strong>del</strong>l’economia <strong>civile</strong>.<br />

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