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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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Non si vuole negare un processo di sviluppo o bandire la parola stessa <strong>per</strong>ché usata<br />

troppo spesso come panacea <strong>per</strong> tutti i mali ma accogliere gli elementi di criticità<br />

esposti nei capitoli precedenti <strong>per</strong> favorire la riformulazione <strong>del</strong> <strong>paradigma</strong> stesso.<br />

Questo nuovo <strong>paradigma</strong> <strong>per</strong>mette la formulazione e l’implementazione di<br />

“politiche” a sostegno <strong>del</strong> miglioramento <strong>del</strong> capitale sociale e <strong>civile</strong> di un territorio.<br />

Si possono individuare tre categorie di interventi:<br />

1) Politiche <strong>per</strong> favorire la partecipazione <strong>civile</strong> e la democrazia economica.<br />

Queste “politiche”, che si possono definire “istituzionali” o strutturali favoriscono<br />

necessariamente la partecipazione dei cittadini, nell’ottica di <strong>una</strong> democrazia<br />

economica partecipata ed attiva. Strumenti come il bilancio partecipativo, o le<br />

politiche di economia sociale di inclusione <strong>del</strong>le fasce più deboli <strong>del</strong>la popolazione o<br />

di formazione <strong>del</strong>le stesse sono esempi <strong>per</strong>fetti di politiche adatte ad uno sviluppo<br />

<strong>civile</strong>. L’idea centrale di tutti questi interventi è quella di porre l’uomo al centro <strong>del</strong>lo<br />

sviluppo e di favorire la libera partecipazione e la libera coo<strong>per</strong>azione dei cittadini<br />

nella attività economiche.<br />

Strumenti di programmazione territoriale focalizzati su un sistema partecipativo<br />

bottom-up sono sicuramente utili alla formazione di questo <strong>paradigma</strong>.<br />

2) Politiche <strong>per</strong> incrementare la coesione e la reciprocità.<br />

Si possono auspicare interventi di agevolazione fiscale e “infrastrutturale” che<br />

favoriscano l’emergere di economie non profit che sia fondino su <strong>una</strong> reale<br />

reciprocità e non su criteri di mercato; interventi volti a favorire la nascita di<br />

associazioni di consumo solidale e alternativo che influenzino la domanda stessa di<br />

beni. Si auspica un aumento <strong>del</strong>la coo<strong>per</strong>azione e <strong>del</strong>la coesione sociale a sostegno<br />

<strong>del</strong> capitale sociale con particolare attenzione alla valorizzazione dei territori,<br />

secondo <strong>una</strong> logica di miglioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita e non di competitività. Il<br />

contributo di politiche volte a favorire “l’umanizzazione” <strong>del</strong>l’economia di mercato<br />

contribuendo a rendere “socialmente sostenibili” le imprese ed i mercati rientrano<br />

nell’ottica <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>civile</strong>. L’aumento sempre più forte <strong>del</strong>l’importanza dei beni<br />

relazionali favorisce la formazioni di strutture coo<strong>per</strong>ative volte a soddisfare questi<br />

“bisogni”.<br />

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