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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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due specie di effetti si bilanceranno reciprocamente e la regione resterà in condizioni<br />

di ristagno. Ma questo bilanciarsi non è uno stabile equilibrio, poiché ogni<br />

cambiamento <strong>del</strong>le forze determinerà un movimento cumulativo ascendente o<br />

discendente.”(p.39-40)<br />

Il mo<strong>del</strong>lo presenta almeno due limiti: nella sua schematicità esso analizza solo<br />

su<strong>per</strong>ficialmente i fenomeni di diffusione; in secondo luogo sembra più utile a<br />

dimostrare l‘inadeguatezza <strong>del</strong>le teorie neoclassiche <strong>del</strong>l’equilibrio economico che<br />

non proporsi come <strong>una</strong> generale teoria <strong>del</strong>lo sviluppo regionale. In particolare, la<br />

componente spaziale è individuata solo genericamente in termini di concentrazioni<br />

geografiche di attività economiche (poli) e di <strong>per</strong>sistenza <strong>del</strong>l’ineguaglianze fra<br />

queste ed il resto <strong>del</strong> sistema.(Conti, 1996, p.132-134)<br />

Ciò che si preme sottolineare in questo paragrafo è che Myrdal concepisce lo<br />

sviluppo come “movimento ascendente <strong>del</strong>l’intero sociale” avvertendo che “un<br />

cambiamento <strong>del</strong> reddito nazionale pro - capite non può <strong>per</strong>tanto essere mai usato<br />

come qualcosa di più di un indicatore approssimativo e sbrigativo di quel più<br />

complesso cambiamento <strong>del</strong>l’intero sistema sociale che in realtà vogliamo registrare”<br />

(Myrdal, 1971, p.103-104). E’ l’idea, anticipatrice, di uno sviluppo non circoscritto<br />

alla sola sfera economica ma inteso come movimento di trasformazione che<br />

arricchisce la vita di ciascuno e ne allarga gli orizzonti.<br />

La causalità non riguarda solo i meccanismi economici ma coinvolge anche<br />

fenomeni sociali o aspetti psicologici, morali, come le aspettative, le s<strong>per</strong>anze, le<br />

credenze. Myrdal ritiene che l’economia neoclassica, astratta, deduttiva, statica, sia<br />

in ritardo rispetto alla realtà che pretende di interpretare. Essa è chiusa, quasi in <strong>una</strong><br />

sorta di autismo, alle altre discipline come la sociologia e la storia mentre è<br />

necessario un approccio multidisciplinare <strong>per</strong> comprendere l’evoluzione sociale ed<br />

istituzionale. Come gli altri “eterodossi” di questo capitolo, proclama il primato <strong>del</strong>le<br />

totalità e oppone <strong>una</strong> visione solistica all’individualismo metodologico. La<br />

conclusione è conseguente: se lo sbocco <strong>del</strong>le libere forze di mercato è quello di<br />

dinamiche inegualitarie e non armoniche, l’unico modo <strong>per</strong> frenarle ed innescare<br />

tendenze controbilancianti è l’intervento pubblico. Tale intervento, infatti, è in grado<br />

di costruire causalità cumulative positive <strong>per</strong> tutti e minori disuguaglianze<br />

fondamentali <strong>per</strong> determinare più sviluppo. Auspica, al riguardo, un progetto comune<br />

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