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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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Mondo sta passando da un’era in cui il fattore limitante era il capitale prodotto<br />

dall’uomo ad un’era in cui il fattore limitante è quel che rimane <strong>del</strong> capitale naturale.<br />

(Tiezzi, 1999).<br />

L’economista americano propone quattro suggerimenti o<strong>per</strong>ativi alla Banca<br />

Mondiale <strong>per</strong> promuovere lo sviluppo sostenibile:<br />

1. Smettere di contabilizzare il consumo di capitale naturale come produzione di<br />

reddito<br />

2. Ridurre le tasse sul lavoro e sul reddito, e aumentare quelle sul consumo di<br />

risorse naturali<br />

3. Massimizzare la produttività <strong>del</strong> capitale naturale nel breve <strong>per</strong>iodo, e<br />

investire <strong>per</strong> aumentarne l’offerta nel lungo <strong>per</strong>iodo<br />

4. Allontanarsi dall’ideologia <strong>del</strong>l’integrazione economica globale guidata dal<br />

libero scambio, <strong>del</strong>la libera mobilità dei capitali e <strong>del</strong>la crescita trainata<br />

dall’esportazioni, e muoversi invece verso un’ottica più nazionalista che tenti<br />

di sviluppare la produzione interna <strong>per</strong> il mercato interno come prima<br />

opzione, lasciando il ricorso al commercio internazionale solo <strong>per</strong> i casi in cu<br />

è davvero molto più efficiente.<br />

Soffermandosi sull’ultimo punto, Daly adotta <strong>una</strong> posizione fortemente <strong>critica</strong> nei<br />

confronti di questa globalizzazione basata sul libero scambio: “Il libero scambio, la<br />

specializzazione e l’integrazione globale fanno si che i paesi non siano più liberi di<br />

non commerciare. E tuttavia la libertà di non partecipare a scambi commerciali è<br />

assolutamente necessaria <strong>per</strong> assicurare che il commercio rimanga mutuamente<br />

vantaggioso. La produzione <strong>per</strong> il mercato nazionale dovrebbe essere il cane ed il<br />

commercio internazionale la sua coda. Ma i fautori <strong>del</strong> libero-scambio vorrebbero<br />

annodare insieme le code dei cani così strettamente da far si che il nodo <strong>del</strong>le code<br />

scodinzoli i cani. I fautori <strong>del</strong>la globalizzazione vedono tutto ciò come un balletto<br />

canino dall’armoniosa coreografia. E’ più probabile che abbia invece come risultato<br />

un feroce combattimento multilaterale di cani, e gravi conflitti di classe all’interno<br />

dei singoli paesi.” (p.220)<br />

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