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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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2- Crea un benessere illusorio: l’aumento <strong>del</strong> livello di vita <strong>del</strong>le società<br />

<strong>del</strong> Nord crea un paradosso <strong>per</strong>ché non si contano i costi (ambientali,<br />

sociali, etc) che questi tenori di vita causano.<br />

3- Sviluppa un “antisocietà” malata <strong>del</strong>la sua ricchezza e in fin dei conti<br />

poco armoniosa <strong>per</strong> gli stessi ricchi: la ricchezza ha un carattere più<br />

patologico <strong>del</strong>la povertà. La frenetica ricerca di beni di consumo si traduce<br />

in <strong>una</strong> aumento <strong>del</strong>lo stress, <strong>del</strong>l’insonnia e <strong>del</strong>le turbe psicosomatiche.<br />

All’aumento <strong>del</strong>la crescita corrisponde un aumento <strong>del</strong> disagio individuale.<br />

Di conseguenza, la società <strong>del</strong>la decrescita è <strong>per</strong> il filosofo francese <strong>una</strong> società che<br />

deve innanzitutto ristabilire le sue priorità, basandosi sul ben-essere ed eliminando<br />

tutti quei valori che hanno un effetto negativo sulla serena sopravvivenza umana; <strong>una</strong><br />

società che torni a vivere la dimensione locale, riscoprendo <strong>una</strong> vita più sobria e<br />

frugale, quasi di sussistenza, all’interno <strong>del</strong>la propria comunità in cui il valore<br />

principale è la solidarietà.<br />

Il tutto nel totale rispetto <strong>del</strong>l’ambiente, senza <strong>per</strong> questo dover arretrare e regredire<br />

ad uno stato primitivo, verso il quale, anche volendo, è impossibile rivolgere lo<br />

sguardo.<br />

Il <strong>per</strong>corso da compiere <strong>per</strong> arrivare alla decrescita, come si è visto, non passa <strong>per</strong><br />

presunte scorciatoie quali lo sviluppo sostenibile o alternativo, che in realtà sono<br />

ingannevoli, ma punta inequivocabilmente ad abbandonare il mo<strong>del</strong>lo capitalista, che<br />

<strong>per</strong> la sua esistenza pretende la crescita senza limiti.<br />

Per Latouche, la decrescita dovrebbe, quindi, essere organizzata non soltanto <strong>per</strong><br />

preservare l'ambiente ma anche <strong>per</strong> ripristinare il minimo di giustizia sociale senza la<br />

quale il pianeta è condannato all'esplosione. Sopravvivenza sociale e sopravvivenza<br />

biologica sembrano dunque strettamente legate. I limiti <strong>del</strong> patrimonio naturale non<br />

pongono soltanto un problema di equità intergenerazionale nel condividere le<br />

disponibilità, ma anche un problema di giusta ripartizione tra gli esseri attualmente<br />

viventi <strong>del</strong>l'umanità. La decrescita non significa un immobilismo conservatore.<br />

Organizzare la decrescita significa, in altre parole, rinunciare all'immaginario<br />

economico, vale a dire alla credenza che di più è uguale a meglio. Il bene e la felicità<br />

possono realizzarsi con costi minori. Riscoprire la vera ricchezza nel fiorire di<br />

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