Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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I problemi fondamentali hanno <strong>una</strong> doppia natura, etica ed ecologica e come si vedrà<br />
i vari autori che si incontreranno pongono questi due aspetti in primo piano. Il<br />
problema ecologico viene affrontato sistematicamente nel capitolo quinto; quello<br />
etico accompagna tutto il lavoro. La separazione <strong>del</strong>la scienza economica dall’etica<br />
ha causato e causa un grave deficit di capacità di analisi <strong>del</strong>l’economia stessa.<br />
La scienza economica ha smesso di indagare i fini <strong>per</strong> occuparsi dei mezzi dopo aver<br />
reciso il cordone che la legava ai principi morali. L’economia, al contrario, deve:<br />
“poter spiegare qual è il modo in cui i beni possono maggiormente servire <strong>per</strong><br />
aumentare il benessere, certamente la ricchezza, ma anche la felicità, la felicità che è<br />
inscritta non nei libri di economia, ma lo è in <strong>una</strong> <strong>del</strong>le più grandi costituzioni<br />
politiche <strong>del</strong>la storia, la costituzione americana: happiness, la felicità <strong>del</strong> popolo. Gli<br />
economisti dovrebbero essere coscienti che la ricchezza serve alla felicità, che<br />
l’economia serve all’uomo e non è l’uomo a servire l’economia”. “L’economia non<br />
insegna a produrre. Quello è il compito <strong>del</strong>la tecnica. L’economia insegna a<br />
scegliere. Scegliere quali cose produrre e quali metodi <strong>del</strong>la produzione utilizzare.<br />
Produrre cose utili. Utili, <strong>per</strong> l’economista, significa solo che sono richieste da<br />
qualcuno, <strong>per</strong> qualunque ragione. Qualcuno che è disposto a pagare qualche cosa <strong>per</strong><br />
averle. Si chiamano beni. Anche quando, moralmente parlando, sono mali. Perciò<br />
l’economista è un tipo un po’ cinico. Lui si definirebbe: un realista.” (Ruffolo, 2007,<br />
p.3)<br />
Ciò che mi interessa approfondire, in questo contesto, è proprio il concetto di<br />
sviluppo, idea dinamica <strong>per</strong> definizione, che nella storia <strong>del</strong>la filosofia e<br />
<strong>del</strong>l’economia ha sempre avuto un ruolo di primo piano. Per effettuare questo<br />
“viaggio” è stato necessario fare <strong>del</strong>le scelte che hanno escluso necessariamente <strong>del</strong>le<br />
tappe importanti attraverso gli innumerevoli contributi <strong>del</strong>le varie scienze umane.<br />
Questo lavoro cercherà di offrire, nella sua prima parte, un quadro interpretativo<br />
<strong>del</strong>lo sviluppo prendendo come riferimento autori fondamentali nella teoria<br />
economica, dai classici agli autori di mo<strong>del</strong>li di crescita di formazione keynesiana.<br />
La scelta degli autori è stata fatta nel tentativo di seguire un sentiero interpretativo<br />
<strong>del</strong>lo sviluppo che va dalla sua concezione classica alla sua <strong>critica</strong> più feroce,<br />
attraverso la negazione <strong>del</strong>la stessa crescita. I primi due capitoli hanno il compito di<br />
introdurre il concetto di sviluppo economico attraverso ottiche differenti ma che<br />
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