Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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nell'illibertà” sono desideri “quasi” universali e che solo in parte, non<br />
necessariamente in modo univoco, sono correlati alla mera crescita economica.<br />
Sicché anche nella ricerca orientata a favorire lo sviluppo occorre mantenere la<br />
consapevolezza <strong>del</strong>l’importanza dei fattori non- economici e occorre discutere i fini<br />
almeno quanto si discutono i mezzi. “Due cose sono ugualmente importanti:<br />
riconoscere il ruolo cruciale <strong>del</strong>la ricchezza nel determinare le condizioni e la qualità<br />
<strong>del</strong>la vita e rendersi conto di quanto sia condizionata e contingente questa<br />
correlazione. Una concezione adeguata <strong>del</strong>lo sviluppo deve andare ben oltre<br />
l'accumulazione <strong>del</strong>la ricchezza e la crescita <strong>del</strong> prodotto nazionale lordo o di altre<br />
variabili legate al reddito; senza ignorare l'importanza <strong>del</strong>la crescita economica,<br />
dobbiamo <strong>per</strong>ò guardare molto più in là”. E ancora: “Dobbiamo considerare ed<br />
esaminare sia i fini sia i mezzi <strong>del</strong>lo sviluppo se vogliamo capire più a fondo lo<br />
sviluppo stesso”. Sen riassume il significato di tutta la sua teoria così:“Non è sensato<br />
considerare la crescita economica fine a se stessa; lo sviluppo deve avere <strong>una</strong><br />
relazione molto più stretta con la promozione <strong>del</strong>le vite che viviamo e <strong>del</strong>le libertà di<br />
cui godiamo. L'espansione di quelle libertà che a buona ragione consideriamo<br />
preziose non solo rende più ricca e meno soggetta a vincoli la nostra vita, ma ci<br />
<strong>per</strong>mette anche di essere in modo più completo individui sociali, che esercitano le<br />
loro volizioni, interagiscono col mondo in cui vivono e influiscono su di esso” (2000,<br />
p.20-21).<br />
L’economista indiano pone alla base <strong>del</strong> suo ragionamento sulla povertà il concetto<br />
di capacitazione ponendo a sostegno <strong>del</strong>la sua tesi tre punti fondamentali (2000,<br />
p.92):<br />
1) L’approccio si concentra su privazioni che sono intrinsecamente importanti (a<br />
differenza <strong>del</strong> basso reddito che è significativo solo sul piano strumentale);<br />
2) Sull’incapacitazione, e quindi sulla povertà reale, agiscono altri fattori oltre<br />
al basso reddito (il reddito non è il solo strumento che può generare<br />
capacitazioni);<br />
3) La relazione strumentale fra basso reddito e basse capacitazioni varia da <strong>una</strong><br />
comunità all’altra e addirittura da <strong>una</strong> famiglia, o <strong>una</strong> <strong>per</strong>sona, all’altra<br />
(l’effetto <strong>del</strong> reddito sulle capacitazioni è contingente e condizionato)<br />
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