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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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nostro primo nemico siamo noi stessi, incapaci come siamo di attuare innanzitutto su<br />

di noi la trasformazione radicale.<br />

Dobbiamo cioè convincerci e convincere gli altri che, oggi come oggi, non solo<br />

l’abbondanza di merci non ci rende felici, ma, al contrario, meno abbiamo e meglio<br />

stiamo. Se il consumismo è divenuto <strong>una</strong> droga, la soluzione è disintossicarci.<br />

Per Latouche dobbiamo ritrovare il senso <strong>del</strong> limite. Dobbiamo capire che ciò che ci<br />

viene dato dalla natura è un dono che dobbiamo accogliere (e non sradicare) nei<br />

limiti che la natura stessa ci pone, oltre i quali si sconfina nella sua progressiva<br />

distruzione.<br />

A questo punto, se non è possibile tornare al buon senso di ieri <strong>per</strong> contrastare il<br />

“buon senso” di oggi, bisogna costruire il buon senso <strong>del</strong> domani. A tal proposito,<br />

Latouche appronta <strong>una</strong> sorta di programma <strong>del</strong>la decrescita, sulla base <strong>del</strong> quale<br />

costruire un piano d’azione. Il programma consiste nelle “otto R”: rivalutare,<br />

ridefinire, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare.<br />

Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la<br />

nostra vita, cambiando quelli che devono esser cambiati. L’altruismo dovrà prevalere<br />

sull’egoismo, la coo<strong>per</strong>azione sulla concorrenza, il piacere <strong>del</strong> tempo libero<br />

sull’ossessione <strong>del</strong> lavoro, la cura <strong>del</strong>la vita sociale sul consumo illimitato, il locale<br />

sul globale, il bello sull’efficiente, il ragionevole sul razionale. Questa rivalutazione<br />

deve poter su<strong>per</strong>are l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono sistemici, sono<br />

cioè suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare.<br />

Ricontestualizzare. Modificare il contesto concettuale ed emozionale di <strong>una</strong><br />

situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne<br />

completamente il senso. Questo cambiamento si impone, ad esempio, <strong>per</strong> i concetti<br />

di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente <strong>per</strong> scarsità e abbondanza, la<br />

“diabolica coppia” fondatrice <strong>del</strong>l’immaginario economico. L’economia attuale,<br />

infatti, trasforma l’abbondanza naturale in scarsità, creando artificialmente mancanza<br />

e bisogno, attraverso l’appropriazione <strong>del</strong>la natura e la sua mercificazione.<br />

Ristrutturare. Adattare in funzione <strong>del</strong> cambiamento dei valori le strutture<br />

economico-produttive, i mo<strong>del</strong>li di consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, così da<br />

orientarli verso <strong>una</strong> società di decrescita. Quanto più questa ristrutturazione sarà<br />

radicale, tanto più il carattere sistemico dei valori dominanti verrà sradicato.<br />

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