Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon
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• Non si può pensare che, in presenza di diversi livelli culturali e politici e che<br />
a fronte di differenti capacità e motivazioni <strong>del</strong>le <strong>per</strong>sone, tutti abbiano il medesimo<br />
reddito. Secondo Bauer che produce di più è giusto che abbia un ritorno economico<br />
in proporzione<br />
• Le differenze di reddito trovano <strong>una</strong> giustificazione di tipo procedurale. Le<br />
maggiori entrate di un individuo non corrispondono ad <strong>una</strong> riduzione di quelle di un<br />
altro<br />
• Le disuguaglianze di reddito sono giustificate dalle loro conseguenze: le<br />
politiche redistributive hanno l’effetto di creare ancora più disparità tra ricchi e<br />
poveri, tranne che in qualche eccezione di breve <strong>per</strong>iodo. Potendo contare su <strong>una</strong><br />
sempre maggiore assistenza finanziaria pubblica, le <strong>per</strong>sone meno produttive<br />
<strong>per</strong>dono l’incentivo ad aumentare i propri sforzi lavorativi. Tutto questo è <strong>una</strong><br />
conseguenza di un altro male moderno, l’eccessiva politicizzazione <strong>del</strong>l’economia<br />
che distoglie le energie dall’attività economica produttiva a favore <strong>del</strong>la politica e<br />
<strong>del</strong>la pubblica amministrazione;<br />
• L’idea di egualitarismo è di <strong>per</strong> sé in contrasto con quella di società a<strong>per</strong>ta.<br />
Politiche volte al livellamento degli standard di vita sono <strong>una</strong> forma di coercizione<br />
intollerabile <strong>per</strong> <strong>una</strong> società che si definisce libera. Il raggiungimento di tale obiettivo<br />
”baratterebbe” la promessa riduzione <strong>del</strong>le differenze di reddito e di ricchezza in<br />
cambio di <strong>una</strong> nuova disuguaglianza di potere tra i governanti e i cittadini.<br />
Bauer rifiuta quindi ogni tipo di responsabilità im<strong>per</strong>ialista <strong>del</strong> mondo occidentale<br />
facendo tabula rasa <strong>del</strong>la storia centenaria <strong>del</strong> colonialismo occidentale nei paesi<br />
sottosviluppati. Queste sue argomentazioni lo portano ad essere antitetico a tutte le<br />
teorie strutturaliste o “dipendentiste” di quegli anni. Tutte queste argomentazioni su<br />
equità, sviluppo e libertà saranno ben approfondite da A. Sen al quale rimando nel<br />
prossimo paragrafo.<br />
Come si avrà già avuto modo di capire, <strong>per</strong> l’economista inglese ciò che è<br />
fondamentale è la libertà <strong>del</strong> mercato. Il commercio è il motore <strong>del</strong>la crescita. Il<br />
commercio interno è quindi un’attività produttiva in due sensi: statico, <strong>per</strong>ché<br />
assicura l’allocazione ottimale <strong>del</strong>le risorse; dinamico <strong>per</strong>ché determina la crescita<br />
<strong>del</strong> mercato. I traders, con il loro o<strong>per</strong>ato, facilitano la nascita di istituzioni<br />
commerciali e di nuove professioni. Questo <strong>per</strong>mette <strong>una</strong> crescita <strong>del</strong> livello <strong>del</strong><br />
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