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Sviluppo civile: per una critica simpatetica del paradigma ... - Aiccon

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di riprodursi all'infinito, andrà sostituita da <strong>una</strong> rappresentazione circolare ed<br />

evolutiva, in cui il processo economico risulti radicato nell'ambiente biofisico che lo<br />

sostiene. Questa revisione epistemologica, oltre a ricordarci l'inevitabile carattere<br />

fisico, materiale di ogni processo economico, riportando la scienza economica dalle<br />

rarefatte atmosfere <strong>del</strong>la matematica all'universo concreto <strong>del</strong> vivere quotidiano,<br />

fornisce un imprescindibile carattere transdisciplinare alla “nuova economia”.<br />

L'idea fondamentale di molti economisti è che il progresso tecnologico consentirà,<br />

come già avvenuto in passato, di "oltrepassare i limiti,” giungendo a produrre<br />

quantità crescenti di beni con un uso sempre minore di materia ed energia. Questo<br />

fenomeno è noto in letteratura come dematerializzazione <strong>del</strong> capitale. Naturalmente<br />

l’innovazione tecnologica sarà favorita da un ritmo accelerato di crescita economica.<br />

Ecco dunque che crescita e progresso tecnologico vengono a formare un binomio<br />

inscindibile e, paradossalmente, la sola possibile soluzione <strong>del</strong>la crisi ecologica.<br />

Resta dunque la domanda fondamentale: è vero che il progresso tecnologico<br />

comporta <strong>una</strong> riduzione <strong>del</strong>l’impatto sugli ecosistemi e in particolare sui consumi di<br />

materia ed energia?<br />

“E' certamente corretto affermare che le tecnologie informatiche e, più in generale, le<br />

cosiddette nuove tecnologie, siano capaci di produrre reddito con un minore impiego<br />

di risorse naturali. Tuttavia, mentre i consumi di numerose risorse <strong>per</strong> unità di<br />

prodotto sono effettivamente diminuite nei paesi più avanzati, i consumi assoluti di<br />

risorse continuano ad aumentare.”(Bonaiuti, 2003, p.38-39)<br />

Si conclude che il progresso tecnologico non riduce il consumo di energia e quindi<br />

non risolve i problemi “ecologici” sollevati precedentemente.<br />

La bioeconomia si fonda su un mo<strong>del</strong>lo di stock e flussi: gli stock sono<br />

essenzialmente di tre tipi: capitale naturale (ecosistemi), capitale economico<br />

(impianti), forza lavoro (intesa come lavoro organizzato). A differenza dei flussi, che<br />

vengono trasformati nell’ambito <strong>del</strong> processo di produzione, gli stock, in quanto<br />

sistemi autopoietici, sono ancora presenti e quindi riconoscibili al termine <strong>del</strong><br />

processo. La teoria tradizionale <strong>del</strong>la produzione assume che le quantità prodotte<br />

dipendano unicamente dai flussi in input e dalla tecnologia impiegata. In questo<br />

modo si trascura il ruolo fondamentale giocato dagli stock, ossia dai sistemi, sia di<br />

natura biologica (la biosfera ed i suoi sottosistemi) che di natura economica e sociale<br />

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