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GIULIO DEL BON - MAURO UNFER<br />
È accertata, verso il 1300, l’istituzione nel capoluogo carnico di una Confraternita<br />
sotto il nome di quel santo e dalla quale si traevano i mezzi occorrenti “per dar<br />
ricovero alli pellegr<strong>in</strong>i che procedevano dalle Germanie per passare a Roma et<br />
alli Santi Luoghi”. 2<br />
Oltre all’“Hospitale Venerabilis Sancti Antoni de Tumecio” altri ve n’erano<br />
nell’Alto Friuli: ricordiamo quello di Chiusaforte (“Hospitale quod est ad Clausam”),<br />
che compare addirittura <strong>in</strong> un documento del 1072; quello di Venzone, segnalato nel<br />
1261; quelli di Gemona e di Ospedaletto, entrambi fondati nel XIII secolo. 3<br />
Inf<strong>in</strong>e, l’esistenza <strong>in</strong> Timau di una chiesa <strong>in</strong>titolata a Santa Geltrude, accertata già<br />
all’<strong>in</strong>izio del ‘300, ci <strong>in</strong>duce a pensare alla presenza <strong>in</strong> quel luogo di un ospedale.<br />
Questa santa, che <strong>in</strong> vita si era dedicata all’assistenza di malati, vedove e pellegr<strong>in</strong>i<br />
era, <strong>in</strong> territorio tedesco, considerata la protettrice dei luoghi di cura e di accoglienza.<br />
Rammentiamo che una antica chiesa dedicata a Santa Geltrude esisteva anche nel<br />
villaggio di Amalach, territorio car<strong>in</strong>ziano del conte di Gorizia ma appartenente alla<br />
diocesi d’Aquileia, il cui coro venne consacrato dal visitatore patriarcale Pietro Carli<br />
nel 1485. 4 Questo ci <strong>in</strong>voglia a confermare la tesi sopra accennata.<br />
Anche i romitori erano ubicati <strong>in</strong> zona e pr<strong>in</strong>cipalmente lungo la strada che metteva<br />
<strong>in</strong> comunicazione il mondo lat<strong>in</strong>o con quello germanico.<br />
Nel 1257, al Monte di Croce carnico si era ritirato <strong>in</strong> solitud<strong>in</strong>e e preghiera, un tale<br />
Volchemaro, probabilmente un avventuriero di stirpe tedesca di cui non conosciamo<br />
che il nome. Scriveva Giovanni Gortani che costui, “...desideroso di chiudere - <strong>in</strong><br />
loco solitud<strong>in</strong>is dies sibi huic vite concessos <strong>in</strong> Dei laude et servitio <strong>in</strong> monte<br />
Crucis -, aveva fatto oblazione al monastero di Moggio del suo buon palafreno<br />
(grosso cavallo usato per il viaggio, n.d.r.) e del suo peculio (danaro avuto dalla<br />
famiglia n.d.r.), consistente <strong>in</strong> 12 marche veronesi, domandando grazia a quei<br />
Fig. 2 - Documento del XIV secolo: pag<strong>in</strong>a del Necrologio di S. Pietro con la menzione<br />
dell’eremita Sabida.<br />
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Quaderni di cultura timavese