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Tischlbongara piachlan<br />
• Il commercio del v<strong>in</strong>o •<br />
PARARE HOSPITIUM<br />
Quello del v<strong>in</strong>o era uno dei più <strong>in</strong>teressanti commerci esercitati dagli antichi abitante<br />
delle nostre ville e, certamente, chi lo comprava all’<strong>in</strong>grosso aveva anche uno<br />
spaccio per la vendita al m<strong>in</strong>uto: qu<strong>in</strong>di una locanda.<br />
Dove avvenivano gli acquisti di v<strong>in</strong>o ? Sicuramente a Tolmezzo dove, con il privilegio<br />
patriarcale del 1286, si esigeva il dazio su tutti i beni importati dest<strong>in</strong>ati alla “Prov<strong>in</strong>cia<br />
della Cargna”. 83a Purtroppo, non abbiamo trovato documenti di quel periodo che ci<br />
permettano di far menzione dei vari contratti di compra-vendita.<br />
Numerosi sono, <strong>in</strong>vece, gli atti dei notai del tempo riguardanti la cittad<strong>in</strong>a di Gemona<br />
del Friuli dove, nella seconda metà del XIII secolo, esisteva un fiorente mercato del<br />
v<strong>in</strong>o. In essi vi si trovano <strong>in</strong>numerevoli annotazioni di contratti di acquisto di v<strong>in</strong>o:<br />
terrano e rabiolo sia bianco che rosso ed anche “congia boni musti” (Conzi di buon<br />
mosto). La clientela proveniva dalla zona circostane, dalla Carnia ed anche dai vic<strong>in</strong>i<br />
paesi austriaci. Ci pare <strong>in</strong>teressante segnalare due compere fatti da mercanti tedeschi:<br />
il 29 giugno 1275 “Liebarzues de Traburch (Oberdrauburg) pro v<strong>in</strong>o recepto”<br />
si impegnò con il notaio Bianch<strong>in</strong>o per 18 Lire ver. (veronesi?) e il 29 maggio 1276<br />
“Morasius teotonicus de Muta (Mauthen)”, per il v<strong>in</strong>o avuto, si riconobbe debitore<br />
verso Gregorio “calcifice” per 25 Lire e 3 Denari aquileiesi. 84<br />
Riguardo a tali traffici da parte di nostri compaesani, la notizia di più antica memoria<br />
pervenutaci risale al 20 luglio1299. In quel giorno, Enrico fu Enrico da Paluzza<br />
acquistò 15 Conzi di v<strong>in</strong>o terrano bianco da un certo Nicolò Cleffoni da Gemona, per<br />
il prezzo di una Marca di denaro aquileiese (“Henricus filius Henrici quondam de<br />
Paluza pro XV conciis terrani v<strong>in</strong>i albi recepto promisit dare Nicolao Cleffonis<br />
de Glemona 1 marcham denari Aquilegensi”). 85<br />
In quel periodo troviamo nom<strong>in</strong>ati anche due abitanti di Piano: Walac<strong>in</strong>o che acquista<br />
v<strong>in</strong>o rabiolo (11 settembre 1299) e Giacomo Valaim per terrano bianco e rosso (19<br />
ottobre 1300). 85a<br />
Segnaliamo che, poco tempo prima, il 17 gennaio 1293, l’allora patriarca d’Aquileia<br />
Raimondo Della Torre aveva autorizzato il nipote Claud<strong>in</strong>o, gastaldo della Carnia, a<br />
concedere terre a livello a coloro che volessere abitare nel luogo detto “Castrum<br />
Muscardum” (Castel Moscardo), dando altresì, a quegli abitanti, la facoltà di poter<br />
vendere “panem et v<strong>in</strong>um” (pane e v<strong>in</strong>o). 85b<br />
Il secolo XIV vide numerosi altri nostri conterranei comprare partite di v<strong>in</strong>o nella<br />
soprannom<strong>in</strong>ata cittad<strong>in</strong>a dell’Alto Friuli:<br />
- 1326. Nicolò fu Meynardo da Paluzza, “quantitatis rabioli”. In questo atto, fra<br />
i testimoni, compare il nome di “Nicolao filio petri de Tamau (Nicolò figlio di Pietro<br />
da Timau). È la prima volta che è ricordato il toponimo di Timau ed <strong>in</strong>oltre abbiamo<br />
anche il nome di due dei suoi primitivi abitanti. 86<br />
- 1326. Giovanni detto Zanet fu Chati da Paluzza, “v<strong>in</strong>i terani albi et frumenti”. 87<br />
- 1328. Giovanni da Paluzza, “quantitatis v<strong>in</strong>i terani albi” (una quantità di v<strong>in</strong>o<br />
terrano bianco). 88<br />
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