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cop 8.pmd - Taic in Vriaul

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Fig. 14 - Documento del 1299: appalto del dazio dei v<strong>in</strong>i di Gemona.<br />

Tischlbongara piachlan<br />

• Il dazio sui v<strong>in</strong>i •<br />

PARARE HOSPITIUM<br />

Come abbiamo visto, anticamente il v<strong>in</strong>o veniva acquistato pr<strong>in</strong>cipalmente dalla<br />

zona del gemonese; solo successivamente, ci si rivolse anche alle terre del basso<br />

Friuli. Nella stragrande maggioranza dei casi il v<strong>in</strong>o commerciato era il “rabiolo” e si<br />

presume che, sotto tale denom<strong>in</strong>azione, si <strong>in</strong>tenda un vitigno antenato della ribolla.<br />

Altre volte, però, compare un altro tipi di v<strong>in</strong>o, il terrano. Non sappiamo se con questo<br />

term<strong>in</strong>e era <strong>in</strong>dicato un vitigno i cui grappoli maturavano a filo del terreno, oppure se si<br />

trattava del terrano vero e proprio. Quest’ultima ipotesi è la più probabile, poichè sono<br />

certificati i rapporti commerciali delle nostre popolazioni con Trieste e l’Istria ed è <strong>in</strong><br />

quella regione che è prodotto questo v<strong>in</strong>o.<br />

Naturalmente, sui v<strong>in</strong>i si doveva pagare un’imposta, che veniva riscossa nelle località<br />

autorizzate: Tolmezzo, Venzone, Gemona. Nel 1286, nel capoluogo carnico a seguito<br />

della concessione del già ricordato privilegio a favore della “Terre Tulmetii”, per<br />

un “vase” (corrispondente forse al Conzo o all’Orna) di v<strong>in</strong>o venduto all’<strong>in</strong>grosso si<br />

pagavano due Denari aquileiensi di dazio, mentre, ovunque si vendesse un Conzo al<br />

m<strong>in</strong>uto si doveva versare un Denaro della stessa moneta (“de quolibet vase v<strong>in</strong>i<br />

quod ibidem vendetur <strong>in</strong>grosso, duos denarios aquilegensis monete; de quolibet<br />

vero congio v<strong>in</strong>i quod m<strong>in</strong>utim venderent, unum denarium eiusdem monete”). 109a<br />

Nel 1403, il dazio sui v<strong>in</strong>i venduti al m<strong>in</strong>uto ossia alla sp<strong>in</strong>a (m<strong>in</strong>uti sive ad sp<strong>in</strong>am),<br />

era di 4 Denari per ogni Conzo di malvasia. 109b<br />

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