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cop 8.pmd - Taic in Vriaul

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PARARE HOSPITIUM<br />

Gio Batta ed i figli di Andrea Cozzi. 39 La denom<strong>in</strong>azione magazeno, sicuramente<br />

stava a significare un emporio di generi alimentari, forse con annessa osteria, e presso<br />

di questo spaccio, nel 1668, un certo Biagio Zuzo si era obbligato a condurre “una<br />

Botta d’acqua Vita”. Il luogo di provenienza di quel liquore sembra sia stata la zona<br />

di Dogna -Resiutta, poichè i testimoni a quell’impegno provenivano da quelle località.<br />

40 Nel 1686, vennero divisi i beni del fu Gio Batta Moro e “La Casa da piano s<strong>in</strong>’<br />

alla sommità del Colmo, nom<strong>in</strong>ata del Magazegno” venne assegnata al figlio<br />

Domenico, canonico di San Pietro e parroco di Paluzza. 41<br />

Tischlbongara piachlan<br />

• Altri antichi ospizi di Paluzza •<br />

All’<strong>in</strong>izio del XV secolo, è attestata la presenza di un certo Giacomo “de Portuza<br />

de Monajo” oste <strong>in</strong> Paluzza.1 Costui è ricordato, <strong>in</strong> qualità di testimone, <strong>in</strong> un atto del<br />

1505. 42 Successivamente, <strong>in</strong> documento redatto il 24 maggio 1517, ci viene segnalata<br />

<strong>in</strong> Paluzza la casa - locanda di ser Paolo Pup (“Actum Palucia <strong>in</strong> domo et hospitijo<br />

ser Pauli Pup”). In tale atto viene ricordato il fu Giacomo “de Plazotta da Monaio”,<br />

un tempo oste <strong>in</strong> Paluzza (“hospite <strong>in</strong> villa Palucia”). 43 È possibile sia costui il<br />

soprammenzionato Giacomo “de Portuza de Monaio”. Abbiamo ragione di credere<br />

che sempre questo Giacomo possa essere identificato con il “Iacobo de Plazota”<br />

abitante nel 1508 <strong>in</strong> Paluzza e presente, come testimone, alla stipula della convenzione<br />

per la costruzione della splendida ancona lignea della chiesa di Santa Maria. 44<br />

Nel 1534, vennero rogati alcuni atti notarili “<strong>in</strong> Villa Palucie, <strong>in</strong> domo hospitij<br />

Leonardi de Colle”. 45 Si trattava della locanda di Leonardo de Colle da Rivo, padre<br />

del sacerdote Matteo. In quel periodo, anche l’abitato di Casteons aveva la sua locanda.<br />

Nel 1564, la stipulazione di una compravendita venne fatta “In villa di Chasteglions<br />

<strong>in</strong> hospitio ser Valenti e Thomasi fratrum de dicto loco” (In villa di Casteons,<br />

nell’osteria dei fratelli ser Valente e Tommaso di detto luogo). 46 Questi due fratelli<br />

appartenevano alla famiglia dei Filippi i quali, <strong>in</strong> quel borgo, avevano mul<strong>in</strong>o e offic<strong>in</strong>a<br />

di fabbro ferraio. Non è azzardato supporre che questi due opifici, <strong>in</strong> modo particolare<br />

l’offic<strong>in</strong>a, potessero richiamare un numero di forestieri tale da rendere attività redditizia<br />

anche la gestione di una locanda. Segnaliamo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, nel 1538, Giovanni fu Nicolò<br />

Petrogna “de Pirano” (Istria!), possessore di una abitazione nel borgo Centa e dallo<br />

stesso affittata a Daniele di Pietro Costant<strong>in</strong>i da Paluzza. Il Petrogna, però, si riservò<br />

un portico adiacente alla casa, onde poter vendere “v<strong>in</strong>o rabiolu”. 47<br />

• Timau e le sue locande •<br />

Un capitolo a parte merita la trattazione delle locande presenti <strong>in</strong> Timau. Ricordiamo<br />

che questo villaggio è posto immediatamente sotto il Passo del Monte di Croce e<br />

ciò, per i viandanti del tempo, significava una tappa prima, o dopo, della grande fatica<br />

di valicare quell’impervia montagna. Era naturale qu<strong>in</strong>di, per costoro, riposarsi e rifocillarsi<br />

a Timau.<br />

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