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biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press

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116<br />

siri nergaard<br />

translation […] but he himself enforcing a <strong>di</strong>scursive regime that<br />

sought to repress the literary peculiarities of borges’s innovative<br />

writing, practicing an anti-intellectualism in the translation of a<br />

most intellectual writer. after four years borges abruptly ended<br />

their collaboration 31 .<br />

dunque, anche autori che nella propria cultura, o anche a livello internazionale,<br />

sono ‘inscritti’ nel canone, possono subire trasformazioni<br />

ra<strong>di</strong>cali per risultare altrettanto canonizzabili in una cultura <strong>di</strong> arrivo<br />

come quella americana. secondo Venuti, questa tendenza ad ‘addomesticare’<br />

tutte le voci altre è particolarmente forte in una cultura egemonica<br />

e globalizzante come quella americana, ma, come ci insegnano gli stu<strong>di</strong><br />

postcoloniali, è forse un male che accomuna tutte le culture occidentali<br />

e dominanti. È contro questa tendenza <strong>di</strong>ffusa che si fa avanti il progetto<br />

etico del tradurre: traduzioni che riconoscano il valore della <strong>di</strong>fferenza<br />

dell’altro e non la sopprimano, traduzioni che cerchino <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are alle<br />

asimmetrie tra le culture e i loro testi, traduzioni che tentino <strong>di</strong> combattere<br />

la tendenza etnocentrica del tradurre, traduzioni che <strong>di</strong>ano voce alla<br />

pluralità.<br />

«la scelta mirata dei testi e delle strategie traduttive da impiegare può<br />

cambiare o consolidare i canoni letterari», continua Venuti 32 . una certa<br />

scelta e un certo modo <strong>di</strong> tradurre i testi scelti possono quin<strong>di</strong> non solo<br />

determinare la loro relativa inclusione/esclusione dal canone, ma possono<br />

anche contribuire alla trasformazione del canone stesso. la traduzione <strong>di</strong><br />

opere che rappresentano un’alternativa al canone dominante può mettere<br />

in crisi questa scelta e lentamente partecipare al processo <strong>di</strong> trasformazione<br />

del canone stesso. in altri termini, sempre seguendo Venuti, rispetto<br />

alla formazione del canone, le traduzioni possono avere effetti sia conservativi<br />

che trasgressivi. Va da sé che i valori che stanno a monte <strong>di</strong> questi<br />

operazioni non sono puramente estetici e imparziali, ma sono guidati da<br />

particolari necessità della società <strong>di</strong> arrivo, rappresentati da istituzioni<br />

culturali e politiche, come ad esempio la scuola, o da interessi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

ideologico e/o poetologico.<br />

sulla traduzione come costruzione <strong>di</strong> identità culturali e, allo stesso<br />

tempo, inevitabilmente come riscrittura del canone, trovo interessante<br />

l’esempio proposto da umberto eco sulle traduzioni italiane <strong>di</strong> t.s. eliot.<br />

i traduttori luigi berti e roberto sanesi che tra gli anni Quaranta e sessanta<br />

introducono eliot in italia, lo presentano in versi sciolti non rimati,<br />

sebbene gli originali <strong>di</strong> qualche decennio precedente avessero una struttura<br />

metrica ben precisa, fossero ricchi <strong>di</strong> rime e assonanze:<br />

la cultura italiana ha dunque ricevuto eliot come poeta contemporaneo,<br />

dopo che aveva conosciuto l’ermetismo e altre correnti (e si<br />

pensi quanto eliot ha influenzato molta poesia italiana poi sfociata<br />

nella neo-avanguar<strong>di</strong>a), e <strong>di</strong> eliot ha apprezzato la secchezza quasi<br />

prosastica, il gioco <strong>di</strong> idee, la densità dei simboli.

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