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biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press

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22<br />

elena sibilio<br />

sottolineare implicitamente l’incompetenza intrinseca al lettore comune<br />

nell’atto esplicito <strong>di</strong> postulare la competenza necessaria al lettore straor<strong>di</strong>nario,<br />

ossia il critico, per confrontarsi col canone letterario è una delle<br />

strategie più efficaci per legittimare la propria missione critica. tutti i sostenitori<br />

del canone si soffermano a più riprese sulla (in)competenza del lettore<br />

nell’approccio all’opera canonica o classica. da t.s. eliot, che definiva se<br />

stesso «excellent reader» <strong>di</strong> contro al lettore or<strong>di</strong>nario, passando per i New<br />

Critics, metaclasse intellettuale caratterizzata da un <strong>di</strong>sprezzo profondo per<br />

la «massa», arriviamo a Harold bloom, il quale, nonostante <strong>di</strong>chiari <strong>di</strong> scrivere<br />

per il lettore non accademico, in realtà utilizza quel lettore come scudo<br />

sul quale far rimbalzare i suoi molteplici strali verso modalità <strong>di</strong> critica<br />

letteraria che prescindono dalla sua autorità 40 ; frank Kermode afferma che<br />

l’incontro col classico arriva solo per il «competent modern reader», e prosegue<br />

<strong>di</strong>cendo che «[…] the notion of competence is, i think, essential […]» 41 ;<br />

charles altieri afferma che il canone deve essere elitista, e postula così non<br />

tanto la necessaria competenza del lettore accademico quanto la necessaria<br />

incompetenza del lettore comune, il quale deve rimanere ignorante, poiché<br />

<strong>di</strong>ventando competente determinerebbe non solo la fine dell’elitarismo del<br />

canone e la sua non desiderabile democratizzazione, ma soprattutto la fine<br />

della posizione <strong>di</strong> privilegio del critico letterario 42 .<br />

se il linguaggio dell’opera canonica è così arcano, misterioso e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />

decifrazione da necessitare un’intera classe interpretativa, il parallelismo<br />

che non possiamo fare a meno <strong>di</strong> vagliare è <strong>di</strong> nuovo quello con il<br />

canone delle sacre scritture e con i suoi esegeti. «[l]o riferivo ormai alla<br />

profon<strong>di</strong>tà delle sacre verità, [...] da una parte costituiva una lettura facile<br />

a tutti, dall’altra custo<strong>di</strong>va la maestà del suo senso recon<strong>di</strong>to per una interpretazione<br />

più profonda; [...] tutti accoglie nel suo seno aperto, e alcuni<br />

pochi trascina fino a te per angusti valichi» 43 : queste parole dalle Confessiones<br />

(397-398 d. c.) <strong>di</strong> agostino ben si adattano al modo <strong>di</strong> intendere l’opera<br />

canonica e al senso <strong>di</strong> élite che caratterizza il gruppo socio-culturale<br />

degli intellettuali accademici. il vero messaggio letterario sarebbe oscuro<br />

e necessariamente ermetico; il ruolo del critico è quello fondamentale<br />

<strong>di</strong> interpretare quel messaggio, apparentemente per renderlo accessibile<br />

al lettore, in realtà per renderlo ancora più ermetico, rinforzando così il<br />

proprio ruolo esegetico.<br />

il parallelismo esegesi biblica/critica letteraria si rafforza ulteriormente<br />

quando si considera che alcuni dei critici che più caparbiamente hanno<br />

<strong>di</strong>feso l’elitarismo del canone si sono cimentati anche nell’interpretazione<br />

del testo sacro: Harold bloom, che in The Book of J (1990) lamenta le «institutionalized<br />

misrea<strong>di</strong>ngs» 44 <strong>di</strong> quello che costituirebbe il nucleo originale<br />

per quanto palinsestato e spurio della genesi biblica; northrop frye,<br />

che in The Great Code: the Bible and Literature (1982) e Words with Power<br />

(1990) si propone <strong>di</strong> indagare «[...] la relazione tra la struttura della bibbia<br />

[...] e le convenzioni e i generi della letteratura occidentale» 45 ; e poi frank<br />

Kermode, robert alter, geoffrey Hartman. ciò che mi sembra più interessante<br />

sottolineare è la <strong>di</strong>chiarazione comune a tutti <strong>di</strong> leggere la bib-

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