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biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press

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in PrinciPio era il canone 19<br />

stata, e che il canone, perlomeno quello della letteratura anglo-americana,<br />

canta il suo requiem con la fine del modernismo.<br />

lo stesso canone biblico deve la sua chiusura a un processo in larga parte<br />

arbitrario e non privo <strong>di</strong> conflitto; la storia della formazione del canone biblico<br />

copre infatti molti secoli a partire dal ii-iii d. c. e affronta numerose<br />

messe in <strong>di</strong>scussione. non <strong>di</strong>mentichiamoci inoltre che anche il canone biblico<br />

ha subito negli ultimi decenni delle scosse <strong>di</strong> non trascurabile entità,<br />

quando i ritrovamenti <strong>di</strong> un’intera <strong>biblioteca</strong> gnostica presso nag Hamma<strong>di</strong><br />

in egitto (1945) e dei famosi rotoli del mar morto (1947) hanno gettato una<br />

luce <strong>di</strong> dubbio sull’aura <strong>di</strong> verità assoluta e in<strong>di</strong>sputabile che circonda i testi<br />

canonizzati come sacri; l’effetto <strong>di</strong> tali scoperte è stato quello <strong>di</strong> mettere in<br />

<strong>di</strong>scussione proprio la presunta chiusura del canone biblico, quella caratteristica<br />

che lo renderebbe incomparabile al canone letterario. gli strumenti<br />

filologici sempre più raffinati, per <strong>di</strong> più, hanno messo in luce come i testi<br />

biblici abbiano il carattere <strong>di</strong> veri e propri palinsesti. un esempio riguarda<br />

il famoso libro <strong>di</strong> J, <strong>di</strong> cui si è occupato anche Harold bloom, che sembrerebbe<br />

costituire il nucleo originale del Pentateuco, sul quale però sono state<br />

innestate varie altre versioni espansive e soprattutto correttive che vanno<br />

ad invalidare col loro carattere spurio quelle nozioni <strong>di</strong> purezza che invece<br />

da sempre accompagnano per definizione il testo sacro.<br />

«alcune storie sembrano avere la funzione particolare <strong>di</strong> <strong>di</strong>re alla società<br />

quello che ha bisogno <strong>di</strong> sapere e per questo motivo dovrebbero essere <strong>di</strong>stinte<br />

da altre storie che non hanno tale funzione. forse l’esistenza del canone<br />

biblico, che per tanti versi si oppone alla letteratura secolare, ha contribuito<br />

a delineare e ad abbozzare la concezione <strong>di</strong> «letteratura» così come oggi la<br />

conosciamo» 36 : se l’associazione è autorizzata anche da northrop frye, considerato<br />

uno dei più gran<strong>di</strong> critici letterari del novecento, la confutazione<br />

<strong>di</strong>venta ancora più <strong>di</strong>fficile. la canonizzazione biblica ha un effetto <strong>di</strong> fondamentale<br />

importanza per quella letteraria: è allora che l’autorità del canone<br />

da umana <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>vina, e che l’or<strong>di</strong>ne che esso incarna da transitorio e<br />

particolare si fa permanente e universale. È in quel momento inoltre che si<br />

sanziona come <strong>di</strong>vina la capacità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio che la natura umana si arroga.<br />

la canonizzazione biblica rimane un modello perfetto per la canonizzazione<br />

letteraria, innanzitutto perché quello è il primo momento in cui la Parola<br />

scritta viene fissata in un canone, e successivamente perché a quella Parola<br />

eletta, identificata in un numero limitato <strong>di</strong> testi, vengono esplicitamente e<br />

dogmaticamente attribuite caratteristiche costitutive <strong>di</strong> verità, permanenza,<br />

universalità e rappresentatività, termini che non ci risultano nuovi, abituati<br />

come siamo a sentirli ricorrere nei tra<strong>di</strong>zionali resoconti sulla natura del<br />

canone e sui requisiti <strong>di</strong> canonicità per farne parte.<br />

«Per “canone” inten<strong>di</strong>amo quella forma della tra<strong>di</strong>zione in cui quest’ultima<br />

raggiunge il suo grado vincolante più alto rispetto al contenuto e la<br />

sua massima fissazione formale: non si può aggiungere, né levare, né cambiare<br />

nulla» 37 : riprendendo la classica formula della bibbia per in<strong>di</strong>care<br />

l’inviolabilità delle parole in essa contenute, Jan assmann dà quella che a<br />

mio avviso è la migliore definizione del canone, una definizione che non

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