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biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press

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PerformatiVita’ del canone 37<br />

citamente che le riflessioni <strong>di</strong> tomkins sugli affetti le forniscono un modo<br />

per uscire dagli schemi dualistici <strong>di</strong> pensiero senza però utilizzare gli<br />

strumenti della «teoria». dunque, due sono le operazioni che sedgwick<br />

compie in questo contesto: include tomkins nel ‘nuovo’ canone degli stu<strong>di</strong><br />

queer, e contrappone questo nuovo canone alla «teoria» <strong>–</strong> segnalando<br />

così che, anche dei testi già consolidati (austin, butler, foucault), il suo<br />

nuovo canone costituirà una rilettura. Ve<strong>di</strong>amo come si svolge la doppia<br />

argomentazione <strong>di</strong> sedgwick.<br />

Quello che sedgwick chiama «pensiero dualistico» è <strong>–</strong> con estrema<br />

semplificazione <strong>–</strong> il pensiero filosofico occidentale in quanto da sempre<br />

articolato per coppie concettuali (natura/cultura, mente/corpo, maschio/<br />

femmina), che non lasciano spazio a mo<strong>di</strong> alternativi <strong>di</strong> pensiero e che inoltre<br />

investono il primo termine della coppia <strong>di</strong> un valore gerarchicamente<br />

superiore al secondo. con «teoria» sedgwick <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> riferirsi all’insieme<br />

della produzione teorica ispirata al post-strutturalismo francese che,<br />

a partire dagli anni settanta del secolo scorso, ha investito <strong>di</strong>versi campi<br />

<strong>di</strong>sciplinari (tra cui la teoria queer) innescando un ripensamento ra<strong>di</strong>cale<br />

del pensiero dualistico. Per sedgwick l’appello a un modo <strong>di</strong> pensare «nondualistico»<br />

sarebbe in realtà <strong>di</strong>ventato un ritornello della teoria, non sostanziato<br />

però dalla effettiva proposta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> alternativi <strong>di</strong> pensiero. la<br />

teoria si limiterebbe viceversa a in<strong>di</strong>viduare i binarismi concettuali presenti<br />

in <strong>di</strong>versi contesti culturali e a <strong>di</strong>s-occultarli, a smascherarli. uno dei<br />

mo<strong>di</strong> ricorrenti <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>s-occultamento è la «denaturalizzazione», che<br />

sedgwick chiama anche «anti-essenzialismo» <strong>–</strong> ossia lo smascheramento<br />

della tendenza del pensiero occidentale a proporre il modo <strong>di</strong> pensare binario<br />

come ‘naturale’ (la ‘naturale’ <strong>di</strong>stinzione tra maschio e femmina, la<br />

‘naturale’ relazione tra segno e referente, e così via).<br />

il concetto <strong>di</strong> performatività elaborato da austin ha in questo contesto<br />

un ruolo importante. Per sedgwick, la performatività austiniana si è estesa<br />

al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quella che sedgwick definisce (in modo peraltro problematico,<br />

come chiarirò tra poco) la <strong>di</strong>mensione «puramente linguistica» 20 per influenzare<br />

fortemente gli stu<strong>di</strong> queer, la teoria del genere e <strong>–</strong> in generale <strong>–</strong> la<br />

«teoria». Per la teoria, la performatività austiniana è <strong>di</strong>ventata l’espressione<br />

del fatto che il linguaggio produce la realtà anziché limitarsi a descriverla<br />

<strong>–</strong> anzi, la forza produttiva del linguaggio è considerata massimamente efficace<br />

proprio quando è più nascosta. enunciati che appaiono puramente<br />

descrittivi (‘è maschio/femmina’) nascondono in realtà una forza performativa<br />

(la costrizione del corpo neonato nella gabbia concettuale del binarismo<br />

dei sessi) tanto più insi<strong>di</strong>osa in quanto indossa la maschera della<br />

naturalità. Per questo <strong>–</strong> afferma sedgwick <strong>–</strong> il concetto <strong>di</strong> performatività<br />

è tanto amato dalla teoria: perché costituisce un potentissimo strumento<br />

<strong>di</strong> de-naturalizzazione. È questa l’ottica in cui sedgwick rilegge il filone<br />

<strong>di</strong> pensiero che va da austin a derrida a butler, ri-narrando ironicamente<br />

lo sviluppo (e la canonizzazione) della «teoria». la risposta <strong>di</strong> derrida<br />

a austin <strong>–</strong> scrive sedgwick <strong>–</strong> potrebbe essere sintetizzata così: l’unico<br />

aspetto interessante della teoria della perfomatività <strong>di</strong> austin è che tutto il

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