biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press
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PerformatiVita’ del canone 39<br />
la permanenza <strong>di</strong> un segno linguistico soltanto se abbiamo il senso della<br />
sua iscrizione, del suo avere corpo, del suo essere corpo in una superficie<br />
materiale 24 . la nota affermazione derri<strong>di</strong>ana che non c’è nulla al <strong>di</strong> fuori<br />
del testo è da leggersi in questo senso: non c’è nulla al <strong>di</strong> fuori del contesto,<br />
che è sempre un contesto materiale; testualità e materialità non si oppongono;<br />
materialità e significazione sono mutuamente costitutive. Vorrei<br />
anche ricordare come la messa in questione dell’opposizione tra linguaggio<br />
e materialità (e tra empirico e trascendentale, tra significante e significato,<br />
tra parola e cosa) sia per derrida la base per ripensare (in termini<br />
derri<strong>di</strong>ani «decostruire») tutte le altre opposizioni concettuali su cui si<br />
basa il pensiero filosofico occidentale. «decostruire» non significa ‘andare<br />
oltre’ il pensiero binario per sostituirlo con qualcos’altro. significa invece<br />
continuare ad usare un sistema concettuale <strong>di</strong>mostrandone allo stesso<br />
tempo i limiti (derrida, 1980) 25 . Per questo derrida afferma che la decostruzione<br />
non è una metodologia <strong>–</strong> ossia non è un sistema <strong>di</strong> regole che<br />
possono essere applicate a qualsiasi oggetto <strong>di</strong> analisi. la decostruzione<br />
è piuttosto qualcosa che ‘accade’ all’interno <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> pensiero. si<br />
può <strong>di</strong>re che qualsiasi sistema concettuale è sempre già in decostruzione,<br />
perché inevitabilmente esso raggiunge un punto in cui ‘<strong>di</strong>sfa’ i suoi stessi<br />
presupposti. d’altra parte, dal momento che è perfettamente possibile<br />
non accorgersi del perenne verificarsi della decostruzione, abbiamo bisogno<br />
<strong>di</strong> performarla attivamente, cioè <strong>di</strong> rendere visibile il suo verificarsi.<br />
in questo senso la decostruzione è anche un processo produttivo, creativo.<br />
ciò che importa notare, ad ogni modo, è che la critica che sedgwick muove<br />
alla teoria <strong>–</strong> a derrida, a butler e al concetto ‘tra<strong>di</strong>zionale’ <strong>di</strong> performatività<br />
<strong>–</strong> non è nuova. in molti campi teorici, ad esempio negli stu<strong>di</strong> culturali<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione angloamericana, l’ingresso della ‘teoria’ (intesa come filosofia<br />
francese post-strutturalista) è stata identificata come una ‘svolta linguistica’<br />
<strong>–</strong> ossia una tendenza a interpretare la ‘realtà’ in termini <strong>di</strong> linguaggio.<br />
<strong>di</strong> contro, gli anni recenti hanno visto un appello a un ‘ritorno alla materialità’<br />
(nei termini ad esempio <strong>di</strong> un ritorno all’economia politica all’interno<br />
degli stu<strong>di</strong> culturali). a mio parere l’idea <strong>di</strong> una ‘svolta linguistica’ è<br />
fuorviante. non c’è alcun bisogno <strong>di</strong> un ritorno alla materialità, perché la<br />
considerazione della materialità (dei corpi, del linguaggio) è sempre stata presente<br />
nella teoria post-strutturalistica. È vero però che talora la <strong>di</strong>stinzione<br />
tra linguaggio e materialità si reintroduce anche nelle più avvertite pratiche<br />
decostruttive, e in molte re-interpetazioni del concetto <strong>di</strong> performatività 26 .<br />
ma è importante ricordare che il post-strutturalismo fornisce tutti gli strumenti<br />
per decostruire l’opposizione linguistico/non-linguistico, e che tale<br />
decostruzione è anzi uno dei suoi apporti più interessanti.<br />
tornando al canone, il mio intento era <strong>di</strong> mostrare come il resoconto<br />
<strong>di</strong> sedgwick, così come quello <strong>di</strong> loxley, siano momenti della formazione<br />
del canone della performatività. entrambi de<strong>di</strong>cano un considerevole<br />
sforzo critico alla rilettura dei testi ‘consolidati’ della performatività,<br />
mostrando così che <strong>di</strong> fatto si è costituito un canone <strong>di</strong> questo concetto<br />
<strong>–</strong> ma anche che costantemente si riformano canoni alternativi 27 . d’altra