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biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press

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Qualcosa È cambiato ... 243<br />

works» 13 . e, se ci pensiamo, quella <strong>di</strong> guillory è la risposta più ‘semplice e<br />

onesta’ al problema già correttamente posto da marx in quel celebre passo<br />

dell’Einleitung del 1857: «la <strong>di</strong>fficoltà non sta nell’intendere che l’arte<br />

e l’epos greco sono legati a certe forme dello sviluppo sociale. la <strong>di</strong>fficoltà<br />

è rappresentata dal fatto che essi continuano a suscitare in noi un go<strong>di</strong>mento<br />

estetico e costituiscono, sotto un certo aspetto, una norma e un<br />

modello inarrivabili» 14 . la ‘canonicità’ <strong>di</strong> un’opera <strong>di</strong>pende essenzialmente<br />

dai contesti che, anche nella lunga e lunghissima durata, fanno da ‘sfondo’<br />

(nel senso del fon dei formalisti russi) al suo go<strong>di</strong>mento estetico (bachtin<br />

avrebbe precisato: <strong>di</strong>alogizujuščij fon, ‘sfondo <strong>di</strong>alogizzante’). e in questo<br />

senso ha ragione frank Kermode, del quale ovviamente risulta ormai<br />

inaccettabile il punto <strong>di</strong> vista prettamente estetico, a sostenere che piacere<br />

e cambiamento sono i due poli entro cui si gioca il gioco del canone 15 .<br />

se dunque i canoni sono costrutti immaginati da qualcuno per comunità<br />

immaginate, possiamo insomma concludere che nell’immaginazione (e<br />

non nella paura) <strong>di</strong> canoni altri, e nelle loro necessarie revisioni, sta la sfida<br />

e il piacere <strong>di</strong> quel cambiamento <strong>di</strong> cui anche questo libro dà speranza ed è<br />

importante testimonianza, nonostante i non pochi avvisi <strong>di</strong> segno opposto<br />

che ancora nel prossimo futuro ci potranno giungere da parte del potere politico<br />

e a motivo della sempre non trascurabile energia inerziale dell’istituzione<br />

scolastica e universitaria. si può però star certi che nella cultura e nella<br />

società, cioè nelle intelligenze e nei cuori della gente, qualcosa è cambiato.<br />

Note<br />

1 tutto il progressivo movimento ‘anticanonico’ del novecento (con evidenti<br />

forti anticipazioni già nella poetica romantica) trova un importante precedente<br />

‘escrementizio’ in certo dada (pensare alla fontana-orinatoio <strong>di</strong> duchamp, simbolo<br />

cult <strong>di</strong> ogni possibile provocazione e negazione dell’arte, e poi alla ‘merda<br />

d’artista’ <strong>di</strong> manzoni e via espellendo), tanto che pare assai appropriata l’osservazione<br />

<strong>di</strong> christian enzenberger, enigmatico e schivo fratello minore del ben più<br />

noto Hans magnus, autore del geniale e semi<strong>di</strong>menticato Größerer Versuch über<br />

den Schmutz, 1968 (trad. it. <strong>di</strong> r. Pe<strong>di</strong>o, Sullo sporco, feltrinelli, milano 1973),<br />

«secondo cui il provocatorio legame fra letteratura ed escrementi sarebbe andato<br />

affermandosi parallelamente alla definizione della letteratura come violazione del<br />

sistema» (Valerio magrelli, Profilo del dada, laterza, roma-bari 2006, p. 27).<br />

2 credo che, fra i numerosi scritti teorici, critici e letterari in cui ritorna tale<br />

concetto, per la prima volta Kantor lo utilizzasse nel manifesto Imballaggi del<br />

1962 (se ne può leggere una traduzione italiana in t. Kantor, Il teatro della morte,<br />

a cura <strong>di</strong> d. bablet, ubulibri, milano 1979, pp. 78-82). mi pare peraltro che<br />

l’idea dell’imballaggio, che in quegli anni affascinava Kantor e molta parte della<br />

neoavanguar<strong>di</strong>a pittorica e teatrale, abbia molto a che vedere con la problematica<br />

del canone. scriveva Kantor: «l’azione stessa dell’impacchettare nasconde in sé<br />

un bisogno molto umano e un forte desiderio per la conservazione, l’isolamento,<br />

la durata, la trasmissione, insieme a un gusto per ciò che non si conosce e che<br />

appare misterioso» (ivi, p. 85).<br />

3 mutuo la terminologia (che <strong>di</strong>stingue: una lingua ipercentrale, una decina<br />

lingue supercentrali, da cento a duecento lingue centrali e circa cinquemila lin-

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