biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press
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elena sibilio<br />
<strong>di</strong>zione», e l’opera canonica era un «classico» della letteratura <strong>–</strong> antica o<br />
<strong>moderna</strong> in<strong>di</strong>stintamente. Quali sono le ragioni per cui si è fatto ricorso<br />
ad un termine così rigido dal punto <strong>di</strong> vista istituzionale, legato com’è alla<br />
legge e alle sacre scritture? Per rispondere a questa domanda, mi pare<br />
che possa essere utile analizzare il legame tra canonizzazione letteraria e<br />
canonizzazione religiosa, più forte <strong>di</strong> quanto possa sembrare, così come<br />
forte è il legame che l’uso terminologico ha istituito recentemente tra canone<br />
letterario e canone religioso.<br />
nonostante ci sia qualche critico che sostiene l’inappropriatezza del<br />
parallelo biblico nelle indagini sulla formazione del canone letterario, o<br />
che si chiede se la scelta <strong>di</strong> testi per la pratica religiosa sia uguale alla scelta<br />
<strong>di</strong> testi letterari dal punto <strong>di</strong> vista storico, è innegabile che i termini in<br />
cui oggi è <strong>di</strong>battuta la questione sono da rintracciarsi proprio nel momento<br />
in cui alcuni scritti, tra i tanti che costituivano la memoria religiosa <strong>di</strong><br />
un popolo, sono stati <strong>di</strong>chiarati sacri, <strong>di</strong> contro a tutti gli altri condannati<br />
come profani quando non ad<strong>di</strong>rittura eretici. Proprio come la canonizzazione<br />
biblica, anche la canonizzazione letteraria, esplicitamente o meno, si<br />
basa su una <strong>di</strong>fferenziazione netta tra sacro e profano, ortodosso e eretico,<br />
canonico e apocrifo. se un tale parallelismo non avesse vali<strong>di</strong>tà, come potremmo<br />
render conto delle ragioni che portano t.s. eliot a definire il suo<br />
bosco <strong>di</strong> autori «sacro» e che lo spingono in seguito a sostituire l’amato<br />
termine «tra<strong>di</strong>zione» col ben più vincolante «ortodossia»? 32<br />
l’obiezione più ricorrente all’accostamento canone letterario/canone<br />
biblico riguarda il processo <strong>di</strong> chiusura <strong>di</strong> quest’ultimo, caratteristica che<br />
lo renderebbe irrilevante alla formazione del canone letterario 33 . È vero che<br />
la critica letteraria non ha mai teorizzato niente <strong>di</strong> simile alla «fine della<br />
profezia» 34 delle religioni ebraica e cristiana, quella per<strong>di</strong>ta del contatto<br />
<strong>di</strong>retto col <strong>di</strong>vino che avrebbe portato fino a una certa epoca alla messa<br />
per iscritto della Parola rivelata e all’impossibilità successiva <strong>di</strong> un’ulteriore<br />
rivelazione; è altrettanto vero che in nessun luogo letterario o critico<br />
troviamo una formula che assomigli alla cosiddetta «formula del canone»,<br />
il <strong>di</strong>vieto ad aggiungere, cambiare e togliere qualsiasi cosa dalla legge<br />
35 . il canone letterario, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quello biblico, termina in teoria<br />
con i puntini <strong>di</strong> sospensione, sempre in attesa che lo scorrere del tempo<br />
apporti nuove potenziali canonizzazioni. ma viste le <strong>di</strong>fficoltà e i conflitti<br />
che si creano in ambito critico <strong>di</strong> fronte alla possibilità <strong>di</strong> aggiunta o rivalutazione<br />
<strong>di</strong> un’opera, a me pare che l’apertura del canone letterario sia<br />
postulata a livello teorico, ma che quella stessa apertura incontri a livello<br />
pratico notevoli <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> attuazione, che dunque vanno ad invalidare<br />
quello stesso presupposto. inoltre, l’incapacità, notata da molti critici<br />
anglo-americani, <strong>di</strong> elaborare un canone a partire dalla seconda metà del<br />
XX secolo, l’idea che dopo lo sperimentalismo estremo <strong>di</strong> Finnegans Wake<br />
(1939) <strong>di</strong> Joyce non sia possibile alcun atto <strong>di</strong> originalità ma solo l’emulazione,<br />
l’epitaffio alla letteratura <strong>di</strong> f.r. leavis, per il quale con la morte<br />
<strong>di</strong> d.H. lawrence (1930) anche la grande letteratura sarebbe morta, sono<br />
tutti segnali che implicitamente suggeriscono che la fine della profezia c’è