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biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press

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56<br />

alessandra calancHi<br />

in italia l’affermazione del fumetto non è semplice. se il fascismo non<br />

vede <strong>di</strong> buon occhio l’importazione del fumetto americano (ma arrivano<br />

comunque mandrake, flash gordon e soprattutto topolino), dopo la<br />

guerra sia l’élite culturale comunista sia quella democristiana considerano<br />

questo me<strong>di</strong>um pericoloso per i bambini. ciò comporta, da parte degli<br />

e<strong>di</strong>tori e degli autori, un utilizzo molto cauto del linguaggio, anche alla<br />

luce del fatto che il fumetto viene considerato, almeno fino agli anni ‘60,<br />

un linguaggio esclusivamente infantile e adolescenziale. il caso più clamoroso<br />

è quello de «il corriere dei piccoli»: nato nel 1908, solo dopo oltre<br />

mezzo secolo abbandonerà il commento in rima baciata per abbracciare<br />

l’uso del balloon (considerato evidentemente nocivo o <strong>di</strong>seducativo). nonostante<br />

il perdurare della convinzione che il fumetto sia un linguaggio<br />

‘inferiore’ o infantile, esso rappresenta un punto <strong>di</strong> riferimento imprescin<strong>di</strong>bile<br />

per tutta la narrativa seriale.<br />

tipiche dell’epoca post<strong>moderna</strong> e in particolare degli anni ‘90 del novecento<br />

sono, poi, due fenomeni tipicamente «paraletterari»: l’ibridazione<br />

dei generi, legata alla messa in <strong>di</strong>scussione dei confini, e il pastiche, legato<br />

alla messa in <strong>di</strong>scussione del concetto <strong>di</strong> autorialità 42 : entrambi mettono<br />

in circolazione nuove forme narrative «eccentriche» 43 . non solo opere evidentemente<br />

ibride come il fotoromanzo, contaminazione fra romanzo e<br />

fotografia, o il graphic novel, contaminazione fra romanzo e fumetto, ma<br />

le paro<strong>di</strong>e, le riscritture, i what if novels, le trasposizioni cinematografiche,<br />

i ra<strong>di</strong>odrammi, appartengono a questa vasta produzione che non può far<br />

capo a principi canonici convenzionali.<br />

si pensi al «decentramento» operato da Rosencrantz and Guildenstern<br />

Are Dead <strong>di</strong> tom stoppard rispetto all’Hamlet shakespeariano, o alle<br />

riscritture in chiave femminile (e femminista) del Jekyll e Hyde <strong>di</strong> r.l.<br />

stevenson, o ancora al caso davvero esemplare della War of the Worlds:<br />

questa opera, transitata dalla narrativa inglese del 1897 (H.g. Wells) al<br />

ra<strong>di</strong>odramma omonimo americano del 1938 (orson Welles), e poi al film<br />

omonimo <strong>di</strong>retto da steven spielberg nel 2005 e a una serie <strong>di</strong> rimanipolazioni<br />

contemporanee (fra cui, nel nostro paese, la suggestiva videoinstallazione<br />

sonora Well(e)s Experiment <strong>–</strong> La guerra dei mon<strong>di</strong> proposta da<br />

eugenio giordani, roberto Vecchiarelli e raffaele mariotti a Pesaro nello<br />

stesso anno), probabilmente non ha ancora del tutto esaurito la sua carica<br />

vitale. ma è ancora da considerarsi letteratura?<br />

un altro esempio. se già le citate avventure <strong>di</strong> sherlock Holmes (scritte<br />

da conan doyle, e definite con involontaria perspicacia dai cultori holmesiani<br />

«sacro canone») 44 faticano a essere definite letteratura, e le sistemeremo<br />

più propriamente nella paraletteratura, dove collocheremo<br />

allora le centinaia <strong>di</strong> pastiches (definiti peraltro dagli stessi cultori <strong>di</strong> cui<br />

sopra <strong>–</strong> e temo senza humour alcuno <strong>–</strong> «apocrifi») che dalla fine dell’ottocento<br />

a tutt’oggi vengono scritti, venduti, collezionati, letti e celebrati<br />

da milioni <strong>di</strong> lettori nel mondo? Viene in mente una specie <strong>di</strong> matrioska,<br />

ma è una figura inadeguata; occorre un’immagine meno concreta, più<br />

eterea. meglio i cerchi danteschi nel Para<strong>di</strong>so: un posto in fondo è pur

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