biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press
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elena sibilio<br />
<strong>di</strong> testi quanto l’insieme delle «regole» che determinano, secondo sanzioni<br />
rigorose, la scelta <strong>di</strong> quei testi e il controllo su <strong>di</strong> essi.<br />
al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quelli che sono effettivamente gli oggetti nel canone, sui<br />
quali oggi sembra essere in corso una vera e propria guerra che confuta<br />
l’ideale intellettuale del consenso, sembra comunque che il significato del<br />
termine «canone» sia quantomeno duplice: esso è al tempo stesso una lista<br />
<strong>di</strong> oggetti letterari e l’insieme delle regole formali necessarie alla selezione<br />
<strong>di</strong> quegli oggetti, quelle stesse regole il rispetto delle quali da parte <strong>di</strong><br />
un’opera ne determina la canonicità, ossia, circolarmente, l’adeguatezza a<br />
far parte del canone. Potremmo dunque tentare <strong>di</strong> dare una nostra definizione:<br />
il canone letterario è il risultato <strong>di</strong> una selezione <strong>di</strong> testi ritenuti<br />
portatori <strong>di</strong> valori (etici, estetici), effettuata sulla base <strong>di</strong> rigide regole formali;<br />
tale selezione viene poi or<strong>di</strong>nata a formare un racconto che, tramite<br />
l’eliminazione degli elementi barbari e incontenibili, crea un’apparenza <strong>di</strong><br />
linearità e soprattutto <strong>di</strong> ineluttabilità nell’andamento <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione<br />
che lega senza cesure un passato intelligibile a un futuro preve<strong>di</strong>bile, passando<br />
per un presente problematico ma in ultima istanza controllabile.<br />
nell’atto stesso <strong>di</strong> far presente che il canone e la canonicità sono conseguenze,<br />
e non premesse, della ricezione <strong>di</strong> un’opera, quel canone si trasforma<br />
in un racconto costruito a posteriori e con carattere retroattivo che costituisce<br />
i suoi testi come tra<strong>di</strong>zione sulla base delle necessità <strong>di</strong> un determinato<br />
momento storico e <strong>di</strong> un ancor più determinato gruppo sociale e culturale.<br />
il canone altro non è che un’invenzione istituzionale, lo strumento privilegiato<br />
dell’élite accademica, lo scudo <strong>di</strong>etro al quale essa tenta <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere<br />
il suo statuto <strong>di</strong> privilegio. se «[...] the modern belief that canonical texts<br />
are inherently rich and various in meaning develops from the need among<br />
professional critics and educators to justify their supervision of rea<strong>di</strong>ng<br />
practices» 11 , <strong>di</strong>venta evidente perché l’ipotesi del canone come racconto a<br />
posteriori <strong>di</strong> quella stessa critica non possa essere facilmente accettata negli<br />
ambienti universitari, poiché essa significa la messa in <strong>di</strong>scussione definitiva<br />
del potere finora detenuto da quella metaclasse costituita dagli intellettuali<br />
accademici. in altre parole, il canone non è, come si è voluto credere,<br />
né una categoria etica, la famosa lista <strong>di</strong> rappresentanza <strong>di</strong> una civiltà, né<br />
una categoria <strong>di</strong> valore estetico universale; piuttosto, il canone si rivela per<br />
niente altro che un’ennesima categoria <strong>di</strong> controllo nel senso foucaultiano<br />
del termine, il cui compito normativo, tanto più efficace quanto più nascosto<br />
se non ad<strong>di</strong>rittura negato, consiste nel tentare <strong>di</strong> riportare alla normalità<br />
<strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne sicuro e atempore l’inaccettabile <strong>di</strong>fferenza.<br />
2. Sulle tracce <strong>di</strong> una parola: due millenni <strong>di</strong> canone<br />
Per comprendere appieno le ragioni <strong>di</strong> una scelta terminologica, niente<br />
è più efficace che ripercorrere la storia dell’uso <strong>di</strong> un vocabolo. Per quanto<br />
riguarda il termine «canone», quella storia copre ben oltre due millenni,<br />
e ci mette <strong>di</strong> fronte ad un’antichità che <strong>di</strong>fficilmente si coniuga con l’attuale<br />
variabilità <strong>di</strong> significato della parola e del concetto. non essendo un