biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press
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«canons <strong>di</strong>e Hard» 203<br />
ria umana» 14 . il principio <strong>di</strong> autorità sull’informazione creata o riprodotta<br />
attraverso il teatro me<strong>di</strong>atico della rete viene inelu<strong>di</strong>bilmente soppresso dal<br />
numero sterminato delle voci autoriali che <strong>di</strong> tale principio riven<strong>di</strong>cano il<br />
possesso o il <strong>di</strong>ritto, provocando lo smarrimento ‘geografico’ e ‘cognitivo’<br />
del suo fruitore. d’altro canto, in merito alla democrazia del contenuto, la<br />
logica <strong>di</strong>gitale tende a sopprimere l’esigenza 15 , insita invece nel sistema e<strong>di</strong>toriale<br />
tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong> pubblicare principalmente opere <strong>di</strong> autori già confermati,<br />
ovvero inseriti nelle principali raccolte antologiche per catturare<br />
l’attenzione del grande pubblico e avere quin<strong>di</strong> una maggior resa a livello<br />
economico, giacchè «the world wide web removes these very economic forces<br />
by allowing us to publish these texts without the interme<strong>di</strong>ary of the<br />
bookseller» 16 , e il cerchio sembra qui chiudersi ritornando dunque, ancora<br />
una volta, alla democrazia autoriale.<br />
sul piano teorico, quest’ultimo fenomeno della libertà <strong>di</strong> contenuto in<br />
rete richiede evidentemente un ulteriore livello <strong>di</strong> analisi e <strong>di</strong>scussione, che<br />
non può non soffermarsi sulla prevista, e a lungo attesa, maggiore trasmissione<br />
<strong>di</strong> opere letterarie anticanoniche per via telematica. una trasmissione<br />
che è effettivamente favorita non solo dalle suddette con<strong>di</strong>zioni socio-economiche,<br />
ma dal co<strong>di</strong>ce stesso <strong>di</strong> internet che per la sua peculiare natura<br />
ipertestuale, appare essere il luogo par excellence in cui il non-canone<br />
può davvero ‘realizzarsi’. neutralizzando l’interesse del lettore verso un<br />
singolo contenuto e oggetto, le opere in rete in un certo senso esplodono,<br />
ovvero si auto-defocalizzano, spostando appunto l’attenzione dei propri<br />
utenti dall’integrità <strong>di</strong> un solo percorso <strong>di</strong> lettura, verso una miriade <strong>di</strong><br />
altri nuclei semantici che risultano approfon<strong>di</strong>bili con un semplice click.<br />
lo scrilettore <strong>di</strong> george P. landow, o il «lecteur» <strong>di</strong> roland barthes che<br />
non è più un «consommateur, mais un producteur de texte» 17 , è in tal senso<br />
chiamato a scegliere il proprio percorso <strong>di</strong> lettura, e la sua attenzione<br />
non è più focalizzata verso il semplice testo che sta leggendo, ma si sposta<br />
continuamente verso ogni screenshot della pagina web che sta scorrendo.<br />
come evidenzia alberto ca<strong>di</strong>oli, in merito alla figura del lettore <strong>di</strong>gitale,<br />
«egli non sembra <strong>di</strong>spiegare la propria in<strong>di</strong>viduale sensibilità: l’origine del<br />
suo richiamo all’intertestualità avviene ora non tanto, o non solo, a partire<br />
dalla sua immaginazione o dalla sua me<strong>di</strong>tazione, con il recupero <strong>di</strong><br />
esperienze vissute o <strong>di</strong> letture (<strong>di</strong> tutti i tipi) compiute, quanto dall’esplicazione<br />
<strong>di</strong> un’intertestualità già sottesa alla struttura ipertestuale sotto<br />
forma <strong>di</strong> collegamenti resi possibili da pulsanti in evidenza. il passaggio<br />
tra testi sembra cioè dettato più dalla coazione del gioco dei riman<strong>di</strong> che<br />
dalla me<strong>di</strong>tazione suggerita dalla scrittura» 18 .<br />
il cuore tecnologico dell’ipertesto è espressione <strong>di</strong> un decentramento<br />
che muove verso continui, ulteriori, più profon<strong>di</strong>, ma <strong>di</strong>slocati<br />
ricentramenti:<br />
but it is also a function of hypertext itself, which allows, for instance,<br />
an ephemeral newspaper ballad its own privileged, fully “centered”<br />
space on the reader’s screen - no less prominent than any famous High