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biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press

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in PrinciPio era il canone 21<br />

religione. Quella morsa istituzionale non può essere ignorata. sarà solo,<br />

come si sostiene, un uso strumentale della terminologia? È possibile sostenere<br />

che ciò che utilizziamo è solo un involucro linguistico, un significante<br />

i cui significati sono da reinventare ex novo?<br />

3. ‘De (in)competentia lectoris’: dal critico al lettore comune<br />

la storia del termine canone e delle sue applicazioni fornisce una piattaforma<br />

solida su cui poggiare per affrontare in sede critica le problematiche<br />

messe in risalto dal <strong>di</strong>battito che negli ultimi trenta anni sta infiammando<br />

l’arena accademica sulle due sponde dell’oceano. una volta tolti uno<br />

ad uno gli strati <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorso palinsestati sul nucleo «canone», ci ritroviamo<br />

con un involucro linguistico i cui contenuti storicamente appartengono<br />

all’istituzione nel suo massimo grado, ecclesiastica e legislativa, e che<br />

proprio per questo suo potere normativo sembra esser stato mutuato dalla<br />

critica letteraria per porre rime<strong>di</strong>o all’evidente deriva tardo-novecentesca<br />

del suo spazio <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> utilità.<br />

contro la teoria bloomiana dell’ansia dell’influenza, che porterebbe<br />

autori ed opere a un eterno conflitto la cui posta in gioco sono la glorificazione<br />

canonica e la sublimità, l’ipotesi della non-trasparenza della tra<strong>di</strong>zionale<br />

critica letteraria prende progressivamente consistenza. le parole<br />

<strong>di</strong> roberto bigazzi «sulle complicità tra canone e critica», per citare il titolo<br />

<strong>di</strong> un suo intervento, mi sembrano particolarmente emblematiche: «[i]l<br />

fatto è che la critica <strong>moderna</strong>, così apparentemente scientifica, è il primo<br />

ostacolo alla revisione del canone, perché […] il suo modo <strong>di</strong> affrontare la<br />

letteratura fa parte <strong>di</strong> quell’antico canone e non può quin<strong>di</strong> impostarne la<br />

revisione, che dovrebbe essere innanzi tutto un’autocritica» 38 .<br />

da quando la critica letteraria si è definita tale nel senso moderno, da<br />

quando in altre parole ha istituzionalizzato il proprio gusto elitario, definendo<br />

come sotto-standard tutto ciò che un qualsiasi lettore «non competente»<br />

identificherebbe come letteratura, essa ha <strong>di</strong>scorsivamente creato il canone<br />

quale serbatoio in cui racchiudere tutti gli elementi che le potessero servire<br />

a una potente e strumentale auto-legittimazione. la letteratura canonica<br />

viene paradossalmente postulata come luogo a sé stante e lontano, eppure<br />

imme<strong>di</strong>atamente necessario in quanto modello universale della grandezza<br />

etica e estetica del genere umano; in altre parole il canone, che idealmente<br />

dovrebbe essere il bagaglio culturale <strong>di</strong> ognuno, rimane invece chiuso in<br />

una <strong>di</strong>mensione artistica accessibile solo a una ristretta setta <strong>di</strong> iniziati, che<br />

si auto-eleggono gli unici in grado <strong>di</strong> comprendere il messaggio <strong>di</strong> quell’arte<br />

e che si rifiutano <strong>di</strong> con<strong>di</strong>viderlo, rinnegando il loro ruolo <strong>di</strong> interpreti<br />

<strong>di</strong> quel messaggio misterioso, e <strong>di</strong>sposti a spartirlo solo con altri eletti. in<br />

quanto ‘società <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorso’, anche la critica accademica ha «[...] pour fonction<br />

de conserver ou de produire des <strong>di</strong>scours, mais pour les faire circuler<br />

dans un espace fermé, ne les <strong>di</strong>stribuer que selon des règles strictes et sans que<br />

les détenteurs soient dépossédés par cette <strong>di</strong>stribution même» 39 . lo scopo è<br />

sempre il controllo e il potere sulla parola e sul suo significato.

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