biblioteca di studi di filologia moderna – 10 - Firenze University Press
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federica frabetti<br />
rielaborata in chiave decostruttiva 8 . Ho perciò seguito la ricostruzione <strong>di</strong><br />
loxley del pensiero austiniano proprio perché loxley cerca <strong>di</strong> dare conto<br />
delle «<strong>di</strong>fferenti storie della perfomatività» implicite nelle <strong>di</strong>verse rielaborazioni<br />
teoriche <strong>di</strong> questo concetto 9 , fornendo così strumenti importanti<br />
per un’analisi della formazione dei canoni (che a questo punto si rivelano<br />
davvero molteplici) della performatività.<br />
Vorrei a questo punto riprendere brevemente la rilettura che derrida dà<br />
<strong>di</strong> austin nel suo celebre testo del 1972, Signature, Event, Context, e sottolineare<br />
il ruolo centrale che questo intervento ha assunto nella formazione<br />
del canone ‘continentale’ o ‘decostruttivo’ della performatività. la critica<br />
più importante al pensiero <strong>di</strong> derrida verrà infatti <strong>–</strong> come abbiamo visto<br />
<strong>–</strong> da searle, cioè dal terreno analitico; a tale critica derrida ribatterà ironicamente<br />
punto per punto in Limited Inc a b c … (searle 1977; derrida<br />
1988) e questo scambio darà luogo a un esteso <strong>di</strong>battito che coinvolgerà<br />
anche altri teorici <strong>10</strong> . sostengo che è importante ripercorrere criticamente<br />
anche questo filone <strong>di</strong> pensiero perché il canone della performatività che<br />
da esso emerge non è a sua volta né unitario né incontestato.<br />
<strong>di</strong> nuovo con estrema sintesi, la rilettura che derrida propone <strong>di</strong> austin<br />
in Signature, Event, Context è la seguente: la formula matrimoniale<br />
‘io ti sposo’ funziona solo in quanto essa è la citazione <strong>di</strong> una formula rituale<br />
e ne rispetta le convenzioni. ma tutto il linguaggio funziona come<br />
linguaggio solo in quanto ogni enunciato è la citazione <strong>di</strong> enunciati precedenti<br />
e ne rispetta le convenzioni (<strong>di</strong> qui la famosa affermazione derri<strong>di</strong>ana<br />
che «un segno che non può essere citato non è un segno»). Perciò<br />
per derrida tutti gli enunciati sono in qualche misura performativi e il<br />
linguaggio stesso funziona sulla base della sua ‘citazionalità’. in realtà <strong>–</strong><br />
vorrei sottolineare <strong>–</strong> il punto cruciale della rilettura derri<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> austin<br />
non è tanto (come si <strong>di</strong>ce spesso nella vulgata del canone, e come sostiene<br />
ad esempio sedgwick) l’estensione della perfomatività a tutto il linguaggio<br />
(in quanto già austin interpretava il linguaggio come pratica), ma il<br />
senso che derrida attribuisce alla citazionalità (o iterabilità) del segno <strong>–</strong><br />
un aspetto che sarà ripreso da butler e che le consentirà, tramite la contaminazione<br />
con il pensiero <strong>di</strong> foucault, <strong>di</strong> decostruire generi e identità in<br />
modo estremamente efficace.<br />
la portata <strong>di</strong> Signature, Event, Context è molto ampia: in questo lavoro<br />
derrida mette in <strong>di</strong>scussione il tra<strong>di</strong>zionale concetto <strong>di</strong> ‘comunicazione’<br />
come circolazione <strong>di</strong> un contenuto identificabile (ossia <strong>di</strong> un significato)<br />
su <strong>di</strong>fferenti canali (intesi come <strong>di</strong>fferenti me<strong>di</strong>azioni tecniche, ad esempio<br />
la scrittura) dai quali non è sostanzialmente influenzato 11 . Questa<br />
interpretazione della scrittura come strumento secondario e mera estensione<br />
della comunicazione orale è per derrida propria del pensiero filosofico<br />
occidentale (derrida la esemplifica attraverso gli scritti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>llac<br />
sull’origine della conoscenza umana). in tale prospettiva la scrittura è <strong>di</strong><br />
fatto collocata all’interno della più ampia categoria della comunicazione,<br />
dal momento che consente <strong>di</strong> comunicare i propri pensieri a qualcuno<br />
che è assente. ma proprio il concetto dell’assenza, com’è noto, costituisce