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Il destinatario dell'informazione sanitaria - Trentino Salute

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Le riflessioni del gruppo di lavoro<strong>Il</strong> tema del terzo incontro dei Dialoghi ha riguardato il diritto di sapere e di non saperedel paziente. A seguito dell’incontro, sono giunti 106 elaborati inviati dalle diverse figureprofessionali presenti. L’analisi da parte del gruppo di formazione sul campo ha evidenziatoalcune linee comuni nei diversi elaborati considerati, che vengono qui riprese.Una esigua minoranza di casi (4) ha evidenziato l’opportunità di una non comunicazioneal paziente, talvolta su indicazione dei familiari, talvolta in base alla “interpretazione”della volontà del paziente. Tale orientamento, alla luce di quanto emerso nellerelazioni della conferenza, si pone, in linea di principio, in contrasto con gli obblighigiuridici degli operatori sanitari.A fronte di questo dato minoritario, la maggioranza degli elaborati pervenuti haevidenziato la necessità e l’opportunità che il paziente sia informato sulla propria condizionedi salute.In diversi elaborati emerge come difficilmente il paziente non voglia sapere. All’opposto,più di un operatore sanitario afferma esplicitamente di non avere mai incontratoun assistito che realmente non volesse essere informato. Questa considerazione si rivela“interdisciplinare”, poiché caratterizza le riflessioni di diversi operatori sanitari, nellospecifico: medici, infermieri, fisioterapisti.Data questa affermazione di principio, le considerazioni sulla comunicazione si articolanopoi su diversi piani.In primo luogo, si evidenzia un dato illustrato anche da uno dei relatori della conferenza(dott. Branz): la richiesta di non sapere e di non essere informato da parte diun paziente sottende spesso esigenze profonde. Se tali esigenze trovano comprensioneda parte dell’operatore sanitario, difficilmente il paziente persiste nella volontà di nonsapere. Questa considerazione emerge a più riprese negli elaborati pervenuti.Da questo punto di vista, si comprende il concetto di informazione come responsabilitàdell’operatore sanitario e, all’opposto, la non comunicazione come possibile formadi “deresponsabilizzazione” nell’ambito di un aspetto così complesso e delicato qualepuò essere la trasmissione di notizie negative.In secondo luogo, si evidenzia a più riprese come uno dei motivi in favore dellacomunicazione quanto più trasparente, possa essere individuato nella mancanza di conoscenzadella vita privata dei pazienti. In particolare, le ingerenze dei parenti o dellepersone più vicine possono essere determinate dai motivi più disparati, che possonoandare dall’affetto, agli interessi economici, a dinamiche di difficile comprensione edelle quali, in ultima analisi, solo il paziente è “arbitro”. In questi casi, la mancanza diinformazione interagisce con queste possibili problematiche, pur senza la consapevolezzadell’operatore sanitario.Accanto a questo aspetto, va poi evidenziato come una possibile “interferenza” possaprovenire dall’ampio numero di informazioni (e disinformazioni) a disposizione del paziente:la mancata comunicazione si scontra inevitabilmente anche con questo aspetto poiché,110Provincia Automa di Trento - Punto Omega n. 24

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