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Il destinatario dell'informazione sanitaria - Trentino Salute

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Comunicazione e responsabilità170e persino nel processo di guarigionedalla malattia. In questo caso ilmedico lavora con il paziente.È chiaro che il rapporto medicopazientedeve evolversi in sintoniacon il progresso scientifico senzaperdere però la caratteristica fondamentalee irrinunciabile di essereun’alleanza tra persone.La crisi nella comunicazionemedico-pazienteLe esperienze di molti pazientimettono in luce invece che la comunicazionemedico-paziente è spessoinsoddisfacente e frustrante perentrambi, sia sul piano verbale chesu quello non verbale. Ogni pazientevorrebbe trovare nel proprio medicocurante una versione del vecchiocaro medico di famiglia, come ormaice lo tramanda solo la tradizionepopolare: uno specialista esperto,scrupoloso, ma prima di tutto unuomo: caloroso, amichevole e anchefine psicologo. Si tratta di unafigura mitica e forse anche il medicomosso dalle migliori intenzioni nonriuscirebbe a emularne le capacità el’umanità: il problema è che l’attualerapporto medico-paziente si risolvespesso in una visita sbrigativa, spersonalizzatae insoddisfacente per ilpaziente che non si sente capito eper il medico che vede i suoi sforziterapeutici vanificati spesso dallamancanza di collaborazione da partedell’assistito.Un dialogo più profondo e apertoinvece andrebbe vantaggio dell’efficaciadella cura: se i pazienti sonoinformati e coinvolti nelle decisioni,si rivelano più collaborativi e piùaderenti alle prescrizioni.Le aspettative del paziente sipossono riassumere in questi punti:– Essere riconosciuto come personache ha bisogno di aiuto e noncome organo da curare;– Essere rispettato;– Essere ascoltato;– Essere guardato;– Avere informazioni chiare esemplici sulla malattia e sullaterapia;– Poter esprimere i propri dubbi,paure, ansie;– Non sentirsi giudicato;– Essere accompagnato.Spesso, nel gergo sanitario, hosentito parlare di “presa in carico”del paziente: questa espressione,a ben vedere, evoca un senso dipesantezza, di oppressivo fardelloinanimato da sostenere. A questoproposito vale forse la pena di ricordareche il malato, la persona chesoffre, soffre prima di tutto quandosi sente un peso per gli altri. Inrealtà, forse, sarebbe più opportunoparlare di “accompagnamento” nellamalattia e nel tragitto finale checonclude il percorso esistenziale diogni essere umano.Alcune illuminanti riflessioni diKarl Jaspers (1883-1969), grandefilosofo e medico tedesco, nel suosaggio <strong>Il</strong> medico nell’età della tecnica,possono aiutarci a far luce sulsenso più profondo della medicina:“Giunti ai confini della medicinascientifica, senza filosofia non sipuò dominare la stoltezza, il medicoche sulla base del progressoscientifico è in grado di fare coseinaudite, diventa veramente medicosolo quando assume tali pratiche nelsuo filosofare. Attraverso l’intimitàProvincia Automa di Trento - Punto Omega n. 24

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