Caso IIIRicordo ancora vivamente un’esperienza vissuta circa quindici anni fa, che ha segnato uncambiamento nel mio operare professionale.Seguivo all’interno del Servizio di NPI un minore e la sua famiglia, giunti per problemipsicologici, inibizione, blocco relazionale, continui processi di malattia del bambino. Lamadre, persona con disturbi psicologici, di fronte a qualsiasi minimo sintomo somaticodel figlio, entrava in panico e portava il bambino al PS, a visite specialistiche, lo sottoponevaa esami strumentali, lo teneva a casa da scuola, lo limitava nelle esperienzeextrafamigliari.Per interrompere la catena degli accertamenti, che rinforzavano l’immagine di “malato”nel bambino, e per sostenere la signora a vivere gli eventuali sintomi in modo menoangoscioso, telefonai al medico di base per informarlo sulla situazione del bambino e perchiedere la sua collaborazione per contenere l’angoscia della madre.<strong>Il</strong> medico non sembrava convinto delle interferenze psicologiche della madre sul bambinoe allora, per avallare la mia tesi, riferii un evento traumatico vissuto nell’infanzia dallasignora che mi era stato “confidato” in un colloquio e che il medico non conosceva.Successe che il medico chiese informazioni su questo evento critico alla signora, dicendoche ero stata io a riferirglielo. Logicamente la signora mi telefonò molto risentita e ilnostro rapporto di fiducia fu duramente colpito. Dopo questo fatto, nel mio rapporto coni sanitari, ho sempre prestato attenzione a quali informazioni riferire (solo quelle utili perla collaborazione) e a come darle (non in tempi veloci in cui ci si può non capire, megliodi persona che per telefono).[Medico]80Provincia Automa di Trento - Punto Omega n. 24
Le riflessioni del gruppo di lavoroGli elaborati pervenuti a seguito del secondo Dialogo hanno focalizzato il tema della comunicazionetra gli operatori sanitari e hanno evidenziato sia esempi di ricadute positivedovute a buoni livelli di comunicazione tra gli operatori sanitari, sia, all’opposto, esempinegativi.Un primo elemento emerso riguarda l’importanza del contesto nel quale la comunicazioneha luogo: da questo punto di vista, l’ambito ospedaliero si caratterizza assai diversamenteda quello territoriale. Per esempio, un elemento che può giocare un ruolo diverso e determinantenei diversi contesti è dato dall’emergenza, che indubbiamente ostacola o impediscela programmazione e impone di confrontarsi con l’imprevedibilità che, talvolta, può essered’impedimento alla comunicazione stessa. L’emergenza influisce inevitabilmente sulle modalitàdella comunicazione: basti pensare alla rapidità con cui le decisioni debbono essereprese, per esempio, in un reparto di rianimazione e, all’opposto, alla pianificazione che sipuò attuare all’ingresso del paziente in RSA. Si tratta di contesti differenti che incidonoin maniera sostanziale sulle diverse modalità della comunicazione.Le riflessioni elaborate da alcuni fisioterapisti, per esempio, hanno evidenziato esperienzepositive, nelle quali il lavoro quotidiano beneficia della possibilità di programmazionenell’ambito di un’équipe interdisciplinare. <strong>Il</strong> confronto e lo scambio di opinioni tra le diversefigure coinvolte realizzano, nelle testimonianze degli operatori, una reale presa in caricodel paziente, attraverso una proficua condivisione del progetto di cura.Un altro aspetto emerso frequentemente negli elaborati attiene la compresenza didiverse figure di operatori sanitari, alcune delle quali di nascita recente, che mutano ilpanorama dell’assistenza <strong>sanitaria</strong>. Per esempio, la figura professionale degli OSS (OperatoriSocio-Sanitari), che si trova a stretto contatto con il paziente e che deve coordinare il suoruolo principalmente con la figura dell’infermiere. La vicinanza e il contatto diretto congli assistiti determina una comunicazione, che si concretizza sia nella ricezione che nellacessione di informazioni. In quest’ambito, il coordinamento e la comunicazione con glialtri operatori sanitari risultano di cruciale importanza.Un’altra possibile ipotesi critica nella comunicazione tra operatori sanitari risulta, ingenerale, nel momento delicato del “passaggio delle consegne”, che risente di elementivariabili quali il fattore temporale (per esempio, il passaggio delle consegne dal turno notturnoa quello del mattino) o il fattore dell’interdisciplinarietà (per esempio, il passaggiodelle consegne da un OSS in RSA a un infermiere).C’è poi un aspetto citato molto frequentemente negli elaborati pervenuti: le riunionid’équipe. Molti operatori sanitari lamentano come questi incontri, presenti in passato,siano col tempo venuti meno. Nella maggioranza delle riflessioni svolte, si individua intali riunioni una risorsa, fondata sul reciproco confronto e sui suggerimenti che possonopervenire da operatori di settori differenti.Un ostacolo a tali incontri è individuato nel fattore temporale. Tuttavia emerge la sensazioneche dietro al “tempo” (nonostante questo elemento di fondamentale importanzasia spesso effettivamente scarso) vi siano problematiche più profonde e complesse, delle81Provincia Automa di Trento - Punto Omega n. 24