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Il destinatario dell'informazione sanitaria - Trentino Salute

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L’identità del <strong>destinatario</strong>negli spazi di curacontemporaneiPaolo DordoniLa cura non deve essere centrata solosulla persona (istanza etica tradizionale),né deve essere solo efficace e appropriata(istanza tecnica). Oggi le si richiede anchedi essere partecipativa, inclusiva dell’altro.Dell’interrogativo…(o della questione del “chi”)Sulla chiarificazione del problema“Chi” è il <strong>destinatario</strong> dell’informazione<strong>sanitaria</strong>? Ecco una domandache non è affatto banale, perchépone a proprio tema, ciò che in unprimo momento potrebbe sembrareovvio. I destinatari dell’informazione<strong>sanitaria</strong>, infatti, dovrebberoessere – per esempio e almeno perun certo tipo di informazione – ipazienti, attuali o futuri.Ma, “chi” sono i pazienti? Quelloche loro stessi pensano di essere oquello che gli altri dicono di loro?Sono persone affette da un problemache si rivolgono a un professionistadella salute per cercare dirisolverlo, quando possibile, o sonoinvece, anche “utenti” di un servizio,“cittadini”, titolari di diritti,“clienti” da soddisfare, “soggettimorali” da includere nei processidecisionali? Non vi è il rischio chei pazienti perdano la propria identità,non sappiano più chi siano,come debbano comportarsi? Non viè il rischio, parafrasando il titolodi un famoso romanzo di Pirandello,che da “uno” si trasformino in“nessuno”, di fronte alle “centomila”caratterizzazioni che gli altri(operatori sanitari, amministratori,politici, persino famigliari e personecare) danno di loro, spesso per illoro bene? <strong>Il</strong> soggetto malato nellasua identità, nel suo “chi” correrebbeil rischio di frantumarsi nei vari“che cosa” o ruoli, che gli altri gliattribuirebbero. Non sarà dunquetempo perso riflettere su quellache con una espressione appositapotremmo denominare la questionedel “chi”, la questione dell’identitàdei destinatari dell’informazione<strong>sanitaria</strong>.A ben vedere, però, potrebbedarsi che nelle considerazioniprecedenti ci siamo spinti troppoin avanti. Ciascuno di noi, infatti,quando si trova nelle condizionidi essere un paziente, si senteancora “se stesso”, una “identità”,“un medesimo soggetto”. E questo,nonostante gli possano essere statiapplicati più nomi, “maschere”,etichette. È sempre lui, la stessapersona di sempre, che ora si trovaa essere anche malata, quello chegli altri chiamano con nomi nuovi,come “cliente”, “utente”, “cittadino”…Tali nomi intaccherebberodunque la questione del “che cosa”,ma non quella del suo “chi” o, se sivuole, intaccherebbero la questionedel “chi” da un’angolatura diversa.La questione dell’identità che quiverrà esaminata, necessita dunquedi alcune precisazioni.Dire che è sempre la stessapersona quella che è malata e nonun’altra, che essa è un’identità,Provincia Automa di Trento - Punto Omega n. 24

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