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Il destinatario dell'informazione sanitaria - Trentino Salute

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<strong>Il</strong> <strong>destinatario</strong> dell’informazione <strong>sanitaria</strong>34cando il pensiero dell’autore:il nostro essere non soltanto“lo stesso”, il medesimo peropposizione a ciò che è altro,ma “noi stessi”, la nostrasingolarità propria, costituentesiquest’ultima in relazionedialettica con l’alterità.[2] La letteratura, da una parte,la ricognizione filosoficanell’alveo della corrente fenomenologicadall’altra, cihanno offerto descrizioniinteressanti rispetto a questoaspetto. Mi limito a indicarequi lo studio di Drew Leder TheAbsent Body, The Universityof Chicago Press, Chicago andLondon, 1990 (pp. 69-103),e quello di Byron Good Narrarela malattia, Edizioni diComunità, Torino 1999 (pp.177-207).[3] Interessante sarebbe confrontarequesto racconto, cheha a che fare appunto con laquestione del nome con i raccontipresenti in Genesi dellacreazione, rispettivamentedella tradizione sacerdotalee Jahvista, dove a loro voltaè possibile identificare lapresenza ambivalente legataalla dimensione del possessoe della custodia. Gen 1, 1-31(in particolare Gen 1, 26-29);Gen 2, 4b-25 (in particolareGen 2, 15).[4] “Mentre Cura stava attraversandoun certo fiume, videdel fango argilloso Lo raccolsepensosa e cominciò a dargliforma. Ora, mentre stava riflettendosu ciò che avevafatto, si avvicinò Giove. Curagli chiese di dare lo spirito divita a ciò che aveva fatto eGiove acconsentì volentieri.Ma quando Cura pretese diimporre il suo nome a ciòche aveva fatto, Giove glieloproibì e volle che fosse impostoil proprio nome. MentreCura e Giove disputavano sulnome, intervenne anche Terra,reclamando che a ciò che erastato fatto fosse imposto ilproprio nome, perché essa, laTerra, gli aveva dato il propriocorpo. I disputanti elesseroSaturno, il Tempo a giudice, ilquale comunicò ai contendentila seguente decisione: TuGiove, che hai dato lo spiritoal momento della morte riceverailo spirito; tu Terra, chehai dato il corpo, riceverai ilcorpo. Ma, poiché fu Cura cheper prima diede forma a questoessere, finché esso viva,lo custodisca la Cura (“Curaenim quia prima finxit, teneatquamdiu vixerit”). Per quantoconcerne la controversia sulnome, si chiami Homo poichéè stato tratto da Humus”. Latraduzione qui presentata (icorsivi sono nostri), è statatratta dal testo Reich WarrenT. Prendersi cura dei vulnerabili:il punto di incontro tra eticasecolare e etica religiosa nelmondo pluralistico, ProvinciaAutonoma di Trento, 2001.[5] Si veda a tal proposito Ippocrate,Opere, a cura di MarioVegetti, Utet, Torino, 1996,il testo ippocratico AnticaProvincia Automa di Trento - Punto Omega n. 24

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