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Progetto parco, tutela e valorizzazione dell'ambiente nel ... - Planeco

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di Ludovico II), si lascia andare ad un nostalgico ricordo degli scenari che<br />

caratterizzarono quelle zone dal tempo del re longobardo Desiderio fino alla invasione<br />

dei Saraceni (881) (27).<br />

In quel tempo - dice il cronista - rari erano in quella regione i castelli, nè vi era timore<br />

di guerre e tutti godevano in una stabile pace. Passata la tempesta dei Saraceni e le<br />

loro devastazioni - prosegue la cronaca - quanti poterono sopravvivere onde poter<br />

rappropriarsi dei loro beni si premurarono di far sancire i loro possedimenti con<br />

riconoscimento regio o mediante contratti. E tutto ciò durò fino all'avvento dei<br />

Normanni. Questi saccheggiando ogni cosa incominciarono a trasformare le sparse<br />

ville in castelli ai quali dettero le denominazioni che venivano desunte dai toponimi(28).<br />

Fa eco al cronista di S. Vincenzo al Volturno Giovanni di Berardo, il cronista del<br />

monastero di S. Clemente a Casauria, che <strong>nel</strong> prologo del libro terzo, prima di iniziare<br />

la narrazione, dice che al tempo della fondazione del Monastero (873) nessun castello<br />

era ancora edificato, ma tutta la regione, tanto pennese che teatina, era popolata da<br />

ville e da casali e che gli uomini vivevano nei primi campi quasi sub ficu et vite. Dopo<br />

la costruzione del monastero prosegue il cronista - non passano quarant'anni e il<br />

monastero stesso viene incendiato dai Saraceni e pressochè distrutto, insieme,<br />

ovviamente, alla regione contermine. Passata la tempesta dei saraceni intorno alle ville<br />

si cominciarono a costruire fortificazioni ed i casali furono trasformati in castelli(30).<br />

Sono queste le testimonianze più antiche che descrivono lo scenario delle terre più<br />

settentrionali del regno in epoca relativamente ravvicinata (il sec. IX), ma che fanno<br />

tuttavia riferimento ad epoche ben più anteriori che potrebbero perdersi <strong>nel</strong>la notte di<br />

un imprecisato "prima".<br />

Se ne preoccupa soprattutto il cronista del Volturnense il quale a conclusione del<br />

capitolo, così precisa:<br />

"Vogliamo che tutti coloro che avranno i mano questo liro sappiano che io nessuna<br />

notizia ho riportato che non sia pervenuta da antiche carte o che non sia stata riferita<br />

dai monaci più vecchi, o che io stesso non abbia potuto verificare con i miei occhi"(31)<br />

La preoccupazione del cronista è più che giustificata. Su quel grigio "prima" non<br />

esistevano testimonianze sicure.<br />

E' in quel momento che in linea generale possiamo fissare la formazione di gran parte<br />

dei castelli che circondano tutte le pendici del massiccio del Gran Sasso.<br />

Il problema dll'incastellamento in genere e di quello abruzzese in ispecie è di grande<br />

portata. Non ci si può addentrare partitamente in esso ma sarà necessario procedere<br />

con una campionatura che riguarda emblematicamente un castrum del Massiccio,<br />

ovvero Filetto.<br />

Qualche breve premessa: Il momento dell'occupazione normanna fu indubbiamente<br />

climaterico. Sarà opportuno partire dalle date fondamentali della creazione del Regno<br />

di Sicilia. 1059 accordo di Melfi; 1064 i Normanni occupano solo la parte Nord<br />

Orientale della Sicilia; 1072 i Normanni tengono Palermo; 1077 arrivano fino a<br />

Salerno; 1091 tutta la Sicilia viene sottomessa; 1130 Ruggero II ottiene dall'antipapa<br />

Anacleto il titolo di re di Sicilia; 1139 Ruggero viene confermato re da Innocenzo II;<br />

1140 Anfuso, figlio di Ruggero II, completa la conquista degli Abruzzi. Sulla scorta del<br />

Chronicon casauriense sarà ora opportuno vedere quanti castelli sono attestati in<br />

questo torno di tempo. Fara (1061), Insula (1074-1085), Fara Ambiliae(1085-1086),<br />

Villamagna(1086), S.Giorgio(1093), Loreto Aprutino(1097-1098),Manoppello(1112),<br />

Bussi(1111), Carufanum(1111-1112), Guardia Vomano (1158),<br />

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