Progetto parco, tutela e valorizzazione dell'ambiente nel ... - Planeco
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I rapporti tra il <strong>parco</strong> e l'uso insediativo del territorio sono storicamente<br />
conflittuali. Non a caso infatti il linguaggio dei resoconti delle attivita' di gestione delle<br />
aree protette è generalmente intriso di terminologia "bellica".<br />
Solo in anni relativamente recenti il concetto di <strong>parco</strong> è andato associandosi,<br />
<strong>nel</strong>l'opinione collettiva, anche ad effetti di ripresa e di riqualificazione sociale ed<br />
economica dei tessuti insediativi interessati, anche se questo convincimento è ben lungi<br />
dal riscuotere un consenso generalizzato.<br />
In ogni caso i problemi connessi alle realtà dei parchi italiani, in particolare<br />
quelle dell'Appennino centrale, sono ben diversi da quelli riscontrabili <strong>nel</strong>la grande<br />
maggioranza dei casi internazionali. Ad estensioni di superfici protette di gran lunga più<br />
ridotte di quelle americane, o australiane, o dell'Est europeo, fanno da contrappunto<br />
presenze umane diffusamente insediate.<br />
Per citare solo l'esempio abruzzese, la differenza è sostanziata da circa<br />
100.000 abitanti che a tutt'oggi ancora risiedono negli oltre 150 centri storici inclusi nei<br />
perimetri dei parchi.<br />
Una situazione, pertanto, di <strong>tutela</strong> <strong>dell'ambiente</strong> molto particolare, dove i parchi<br />
servono si' a proteggere gli ecosistemi di tipo "raro", salvaguardandoli pertanto da<br />
sconsiderate azioni trasformative <strong>nel</strong>l'interesse primo della collettività umana, ma dove<br />
parimenti convivono con le testimonianze remote ed in parte viventi di una simbiosi<br />
storica Uomo-Territorio. Senza contare che ai nostri parchi montani si chiede anche,<br />
oggi, di risollevare dalle condizioni di manifesta crisi interi comprensori insediativi ad<br />
economia depressa.<br />
Questo particolare aspetto comporta per le unita’ territoriali di <strong>tutela</strong><br />
ambientale, identificate in Italia come “Parchi Nazionali”, una collocazione <strong>nel</strong>la griglia<br />
internazionale di riferimento, gestita dall’ Unione Internazionale per la Conservazione<br />
della Natura e delle Risorse Naturali (IUCN), che può ritenersi intermedia tra la Cat.II<br />
(National Parks) e la Categoria V (Protected Landscapes or Seascape), essendo<br />
generalmente presenti le caratteristiche distintive di entrambe le categorie di aree<br />
protette (vedi nota n ......).<br />
Nel caso italiano, e non solo in questo, vengono a far parte degli ecosistemi dei<br />
parchi, con ogni diritto, anche le popolazioni umane, da sempre insediate in questi<br />
luoghi, parte integrante ed integrata di essi, componenti di un rapporto che si e' tenuto<br />
in equilibrio fino a quando la vita rurale non ha avuto un termine qualitativo di paragone<br />
<strong>nel</strong>la vita urbana.<br />
Nel momento in cui questo termine di paragone e' intervenuto, la vita umana sulle<br />
montagne, fatta di fatica e di sacrifici, e' stata assoggetata ad un progressivo rifiuto che<br />
ha avuto il suo logico epilogo <strong>nel</strong>l'abbandono, innescando un irreversibile procedimento<br />
a catena di impoverimento dell'economia montana 41 .<br />
Questo processo di abbandono non è un vantaggio per il territorio del <strong>parco</strong>,<br />
sia perchè vengono a mancare le tradizionali e “gratuite” forme di presidio del<br />
territorio, sia perchè i vuoti <strong>nel</strong>la presenza tradizionale dell’uomo vengono sostituiti da<br />
forme negative di sviluppo economico - come il turismo di colonizzazione - piuttosto<br />
che da una spontanera rinaturalizzazione.<br />
41 Fondi M., I massicci centrali appenninici. Capire l'Italia, i paesaggi umani. T.C.I., Milano 1977.<br />
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