Progetto parco, tutela e valorizzazione dell'ambiente nel ... - Planeco

Al di là dell’ovvia considerazione che in ogni caso è opportuno assecondare e non
criticare l’impostazione dettata dalla legge quadro 394/91, le cui valenze di carattere
generale sono innegabili, i limiti paventati sono a nostro avviso superabili attraverso due
ordini di comportamenti, cui ci siamo attenuti nel nostro lavoro.
- da un lato la scientifizzazione del procedimento di delimitazione delle singole zone,
come si illustra nel seguito;
- dall’altro lato l’articolazione delle forme di tutela o di uso dei singoli beni ambientali
all’intero di ciascuna zona e/o per ogni ambito territoriale, mediante una dettagliata
normativa specifica.
Tale normativa, mirata pertanto al binomio tipologia di bene-localizzazione territoriale,
richiede la disponibilità di un adeguato bagaglio conoscitivo relativo all’inventario dei
beni e alla loro geografia, quale deriva appunto dalla nostra metodologia di lavoro.
Nel Cap. 7, relativo alle proposte per il piano, si fornisce uno schema di normativa
specifica di tutela coerente con il criterio ora esposto che tende - è utile evidenziarlo -
a recuperare nella politica di tutela la ricchezza delle conoscenze multidisciplinari
relative al territorio che lo strumento della zonazione inevitabilmente appiattisce.
Il criterio utilizzato in questo lavoro per pervenire al risultato di una zonazione
territoriale ai fini di tutela, come richiesto dalla Legge quadro 394/91 consiste - in
estrema sintesi - nell’individuazione delle zone come sommatoria di perimetri di tutta la
serie di emergenze ambientali individuate per categorie nel corso delle singole analisi
tematiche. In pratica il metodo è basato su di una serie di classificazioni successive,
sempre supportate da analisi multidisciplinari, attribuendo ogni volta gli elementi di
maggior pregio alle zone con più alto grado di tutela e reimpostando il meccanismo per
la zona di tutela di grado immediatamente inferiore.
Quindi di tutta la serie di elementi che si sono rilevati sotto il profilo
vegetazionale, zoologico, storico-architettonico, geologico, paesaggistico etc. (vedi
Tav. N°) si è analizzata la localizzazione e la concentrazione.I profili di inviluppo delle
diverse emergenze hanno dato origine alle zone di vincolo richieste dall'Art. N° 2 della
legge quadro, secondo i criteri successivamente indicati.
In particolare la Riserva Naturale Integrale, è costituita dalle aree individuate
come segue:
a - Vincoli equivalenti alla Riserva Naturale Integrale già effettivamente presenti nell'area
interessata al Parco ed istituiti da vari enti;
b - Aree forestali compatte
c - Aree a quota superiore i 1800 m s.l.m., che comprende le aree culminanti dei rilievi montuosi ed
è anche il limite superiore della vegetazione dell'Appennino;
d - Biotopi di particolare rilevanza.
Se l'inserimento in zona di riserva integrale dell'elemento "d" risulta
particolarmente chiaro nelle sue motivazioni, qualche considerazione di merito va
espressa per i punti a, b, c.
I vincoli attualmente vigenti equivalenti alla tipologia della riserva integrale sono
stati, almeno in una prima fase metodologica, attribuiti automaticamente a queste unità
di tutela del parco. Questa operazione necessita però di essere circostanziata
relativamente ad alcuni aspetti specifici.
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