Progetto parco, tutela e valorizzazione dell'ambiente nel ... - Planeco
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papa Anastasio IV invierà a Dodone vescovo di Rieti il breve di riconferma dei confini<br />
della diocesi dentro i quali ricadranno le pievi amiternine passate di fatto dalla dissolta<br />
diocesi di Amiterno in quella di Rieti. Tra esse naturalmente la pieve di S. Pietro di<br />
Poppleto consacrata appena 42 anni prima. Da notare che Poppleto dista dalle altre<br />
pievi pochissimi chilometri. Dalla pieve di S. Sisto appena tre. Non era estraneo a<br />
questa nascita della pieve di S. Pietro di Poppleto un fatto signorile. Signori di<br />
Poppleto erano dal sec. X i figli di Iderico nipote dell'abbate di Farfa Campone (40).<br />
Le giurisdizioni farfensi tendono quindi ad una laicizzazione progressiva. Soprattutto la<br />
curtis de Poppleto, che è gestita dai Camponidi, signori ormai laici. Quale migliore<br />
opportunità per i discendenti di Campone, gli usurpatori, di far affermare il potere<br />
episcopale a scapito del potere di Farfa? Ed in effetti il potere giurisdizionale delle<br />
grandi abbazie tende ad appannarsi. La stessa selva di Filetto, da sempre dominio di<br />
Farfa, compare ormai in una epistola di papa Alessandro III al vescovo di Forcona<br />
Pagano del 1178 come Filectum cum Ecclesiis et pertinentiis suis (41). Filetto è<br />
inserita in una serie di realtà demiche che vengono così elencate <strong>nel</strong>la lettera:<br />
Praeterea subscripta castella diocesana tibi lege subiecta, sicut ea rationaliter<br />
possides, tibi nihilominus confirmamus.<br />
Filetto è dunque Castrum. Non è possibile vedere come dai Camponidi, in Poppleto,<br />
si passi ai signori normanni di Poppleto. Si può pensare che il passaggio della<br />
dominazione farfense a quella normanna non dovette essere indolore. I Camponidi<br />
avevano aperto la via della secolarizzazione del potere; i Normanni la completarono.<br />
Incastellamento, ripresa della transumanza, creazione della realtà unitaria del regno<br />
dovettero in un certo senso trasformare il paesaggio della zona. Farfa si appanna<br />
soprattutto in virtù del fatto che la transumanza compatta gli Abruzzi con un sud che<br />
diviene il loro effettivo entroterra economico.<br />
Quale attrazione poteva esercitare Farfa verso popolazioni che si vedevano<br />
progressivamente riaperti i verdi eldoradi pugliesi?.<br />
Quella di Filetto è come si diceva una campionatura che può aprire uno squarcio <strong>nel</strong>la<br />
ripresa di humanitas <strong>nel</strong>l'ambito del Massiccio del Gran Sasso.<br />
L'avvento dei Normanni quindi vivacizza le velli del Massiccio <strong>nel</strong>le quali la ripresa<br />
della transumanza determina forti indotti insediativi. E' in questa prospettiva che va<br />
inserita la fondazione del Monastero cisterciense di S. Maria di Casanova che, come<br />
abbiamo già avuto modo di dire, espanderà la sua zona di influenza fino a Campo<br />
Imperatore. S. Maria di Casanova è il primo impianto di Cisterciensi in territorio<br />
abruzzese. Esso si ebbe ad opera dei monaci de SS. Vincenzo ed Anastasio di Roma<br />
della linea claravallense in virtù di una donazione del conte Berardo di Loreto e della<br />
contessa Maria sua consorte. I lavori di edificazione si svolsero da 1191 al 1195. Un<br />
privilegio di Innocenzo III del 1198 concesso al vescovo di Penne Odone fa<br />
riferimento ad una ecclesiam Sancte Marie casanova in Celiria cum Sancto Angelo<br />
in campo Sacro et Sancto Stephano.<br />
Nel 1222 si avrà la fondazione della grancia di S. Maria del Monte in Campo<br />
Imperatore. Tale circostanza è confermata da una bolla di Gregorio IX recante il<br />
transunto di un privilegio di Federico II che conferma i possedimenti di S. Maria di<br />
Casanova e tra questi granciam sancte Marie in Campo Imperatore cum valle<br />
pacifica inter Furcolensem diocesim et Valvensem cum pascuis et pertinentis<br />
.(42)<br />
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