Progetto parco, tutela e valorizzazione dell'ambiente nel ... - Planeco
Progetto parco, tutela e valorizzazione dell'ambiente nel ... - Planeco
Progetto parco, tutela e valorizzazione dell'ambiente nel ... - Planeco
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Filetto è dunque località incolta e quindi non abitata. Ne abbiamo altra attestazione in<br />
un placito che si tiene in Norcia <strong>nel</strong>l'anno 821. La materia del contendere è costituita<br />
dai beni di Paolo e Tarsilla lasciati in eredità a Farfa e dal duca di Spoleto Guinigi<br />
rivendicati ad regiam partem. Anderamo, Aderaldo e Leone, messi imperiali di<br />
Ludovico, giudicano che tali beni sono del monastero ed ordinano la lettura del loro<br />
inventario. Anche in tal caso ricompare la silvam de Felecto (37) . Sono passati dal<br />
testamento di Paolo e Tassilla solo 29 anni ed ovviamente Filetto seguita ad essere<br />
zona boscata.<br />
Altra attestazione si ha <strong>nel</strong> 949 in un atto del Liber Largitorius di Farfa (38) <strong>nel</strong> quale<br />
tra le altre convenzioni compare gualdum de Felecto. Il panorama è tuttavia più vivo:<br />
compaiono le ville ad esempio quella di S. Sisto, che è ubicata vicinissima al luogo<br />
dove sorgerà l'Aquila; compare Ariscla, l'odierna Arischia, citata non come semplice<br />
toponimo ma come punto di riferimento costituito da abitato.<br />
Lo stesso discorso riguarda Amiterno e Forcona. Le terre che si cedono, infatti,<br />
ricadono in territorio Furconino et in territorio Amiternino, ma per quanto riguarda<br />
le terre relative in senso stretto a Forcona si dice : Ipsam vicendam in furcone, ubi<br />
dicitur Vadum urse /.../ quarta petia in Furcone ubi dicitur Ranute quam<br />
Honoratus presbiter in commutationem nobis dedit. Viceversa Filetto continua ad<br />
essere spopolato: Insuper et Gualdum de Felecto: usque de Leoli, et lacum<br />
Malum. Tre elementi caratterizzano Filetto: il Gualdum, ossia il bosco che confina con<br />
la cesa, cioè con una parte del territorio liberato dal bosco, il lacum di Calabrecto e di<br />
Malo.<br />
Si arriva quindi all'attestazione del 998: Item pretio solidarum XL concessit idem<br />
abbas Iohannes in territorio amiternino ad sesanum petias VI /.../ tertiam in<br />
Felecta modiorum III (39).<br />
Ormai Filetto è in parte dissodata. Non viene infatti indicata come Silva e se ne<br />
misurano addirittura i moggi. Sono in corso evidentemente delle trasformazioni di fondo<br />
<strong>nel</strong>la gestione dei beni del monastero di Farfa. Già <strong>nel</strong> diploma dell'imperatore Lotario<br />
dell'840 la zona amiternina dei possedimenti farfensi risulta organizzata dalla cella di<br />
Loriano. Il diploma, mentre riconferma tutti i privilegi concessi a Farfa e mentre<br />
riconferma il suo monastero <strong>nel</strong>la giurisdizione imperiale, dà licenza agli abbati<br />
propriam monasterii terram omni tempore defendere integrare tam Reate in loco<br />
qui dicitur Lingla et Qiuntilianu et in Amiterno in loco qui vocatur Laurianus. E'<br />
il periodo in cui si verifica una progressiva bonifica dei territori amiternini da parte di<br />
Farfa. Poi <strong>nel</strong>l'889 la parentesi saracena e la destructio. Tempo di incerte giurisdizioni.<br />
Tra il 930 e il 936, com'è noto, Farfa risorge e sotto l'impulso dell'abbate Guido si<br />
rinnoverà anche secondo le indicazioni di Cluny. E tuttavia ci si avvia, sia pure<br />
lentamente, al passaggio sotto la <strong>tutela</strong> papale.<br />
Processo che sarà definitivo dopo il concordato di Worms. Le differenze feudali di<br />
Farfa in vari modi rientrano <strong>nel</strong>la giurisdizione pontificia. Son cose note, tuttavia era<br />
necessario richiamarle per vederne i riflessi in Amiternum. Gli ultimi diplomi del<br />
Chronicon farfense in cui si faccia menzione di Amiternum sono quelli di Enrico IV<br />
del 1084 e di Enrico V del 1118. Significativo anche il fatto che <strong>nel</strong> 1112 Benincasa,<br />
vescovo di Rieti, consacrati la chiesa di S. Pietro di Poppleto <strong>nel</strong>la piana amiternina.<br />
Quel Benincasa che, come dice il Toubert, a laisè le souvenir d'un grand batisseur<br />
dont la figura rappelle celle de Pierre d'Anagni. Siamo <strong>nel</strong> momento più vivace del<br />
ristabilimento delle giurisdizioni episcopali. Non passerà molto tempo e <strong>nel</strong> 1154 il<br />
147