Progetto parco, tutela e valorizzazione dell'ambiente nel ... - Planeco

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collettivita' coinvolte che il parco e' portatore di vantaggi economici non possibili in mancanza di esso. D'altra parte un vantaggio economico, o quanto meno un non-danno, rappresenta la legittima contropartita che spetta a chi accetta di vivere in una condizione oggettiva di maggior vincolo sulle attivita' ordinarie, sopportando per questo dei costi e dei disagi. Tra le raccomandazioni ai governi espresse in seno al IV Congresso Mondiale dei Parchi di Caracas, si legge: "(...) la attivita' politica e pratica dovrebbe adoperarsi per garantire che alle comunita' locali non derivino svantaggi dalle aree protette, e che esse ricevano benefici provenienti da miglioramenti economici e da opportunita' di sviluppo." 45 Tornando al filone principale del discorso, ovvero la interrelazione complessa tra il parco e gli insediamenti umani ad esso connessi, i recenti dati tratti dal censimento ISTAT del 1991 hanno ad esempio denuciato, per i comuni del versante aquilano del Gran Sasso, una ulteriore contrazione del 7% della popolazione, pari ad una perdita di quasi 1.400 unita' residenti nel decennio 1981-91. L'inesorabile depauperamento demografico di questo settore montano emerge ancor di piu' se si esaminano alcuni valori assoluti:il centro di Carapelle Calvisio e' ridotto a 125 residenti, S.Stefano di Sessanio a 142, Calascio a 224, Campotosto, dopo il 38% di popolazione perso tra il 71 e l'81, ha subito ancora un ulteriore tracollo del 19% (TAB. 2). Tutto questo è certamente un danno ai fini della formazione di un parco che trae dallo storico equilibrio uomo-natura uno dei suoi motivi giustificativi. 45 I.U.C.N., Parks for life: Report of the IVth World Congress on National Parks and Protected Areas. Reccomandation 6 - People and protected areas. IUCN, Gland, Switzerland, 1993. Il IV Congresso Mondiale sui parchi e le aree protette raccomanda che: a) i governi riconoscano le necessità e le aspirazioni della popolazione che vive all’interno e nelle vicinanze delle aree protette ed intraprendano misure per assicurare la continuità e lo sviluppo dei valori sociali e culturali.. L’attività politica ed amministrativa dovrebbe essere finalizzata a garantire che le comunità locali, ed in particolare le donne, non ricevano svantaggi dalle aree protette, ma che anzi ricevano benefici da una economia dinamica e da opportunità di lavoro. b) i governi assicurino che i processi di pianificazione per le aree protette siano integrati con i programmi per lo sviluppo sostenibile delle culture e delle economie locali e che, nell’ambito di questi strumenti, si incrementino le conoscenze sulle tematiche locali e sui meccanismi decisionali. Che inoltre intervengano a supporto dello sviluppo ecosostenibile ed economicamente adeguato anche programmi sulla salvaguardia della biodiversità e sulle reti di aree protette. c) i governi e gli organismi internazionali riconoscano organizzazioni non governative, basate sul volontariato, come partenrs nella gestione delle aree protette d) l’ IUCN,, i governi e i gestori delle aree protette utilizzino le risorse disponibili localmente e i loro sistemi di controllo come mezzo per conseguire la conservazione delle biodiversità. e) l’ IUCN si impegni ad intraprendere una valutazione delle relazioni tra i diritti di proprietà e la presenza delle are protette. L’IUCN dovrebbe occuparsi in particolare dei sistemi di proprietà pubblic, dei problemi relativi alla proprietà, ai conflitti territoriali e legali.. f) l’IUCN promuova la partecipazione delle comunità locali nella pianificazione e nella valutazione delle relazioni tra la popolazione e le aree protette. g) l’IUCN promuova la diffusione delle informazioni sul coinvolgimento delle comunità locali e delle organizzazioni non governative nella gestione delle aree protette attraverso pubblicazioni e programnmi educazione. 34
Tab. 2 - Andamento della polazione nei comuni pedemontani del versante meridionale del Gran Sasso d’Italia ( ISTAT, 1961, 1971, 1981, 1991) COMUNI Abitanti resid. 1961 Abitanti resid. 1971 Abitanti resid. 1981 35 Abitanti resid. 1991 Barete 803 673 630 635 Cagnano A. 2589 2099 1813 1685 Campotosto 2264 1750 1073 865 Capitignano 1404 1009 797 742 Montereale 5475 4047 3368 3114 Pizzoli 2753 2499 2536 2598 Barisciano 2617 1696 1674 1768 Calascio 616 448 301 224 Capestrano 1820 1419 1281 1141 Caporciano 698 471 340 324 Carapelle C. 337 179 144 125 Castel del Monte. 1720 1183 827 707 Castelvecchio C. 604 440 360 246 Navelli 1418 1023 821 700 Ofena 1313 956 892 757 Poggio Picenze 1088 817 853 917 Prata d’Ansid. 1033 694 655 616 S.Pio delle C. 935 639 590 554 S.Stefano di S. 404 246 190 142 Villa S.Lucia 894 574 424 305 TOTALE 30785 23753 19564 18165 Centri in buone condizioni di accessibilità rispetto all’area urbana dell’Aquila (distanza 10-15 km, tempo 15-20 minuti) A parte quei centri che, occupazionalmente gravitanti sull'area urbana aquilana, si trovano da questa nel raggio dei 15-20 minuti di accessibilita' automobilistica, gli abitati della montagna scivolano lentamente verso lo spopolamento totale. Questa situazione riguarda, seppur in toni lievemente diversi, molti altri centri dell'Appennino, in particolare abruzzesi. Una recente ricerca realizzata nell'ambito regionale dal Dipartimento di Architettura e Urbanistica dell'Universita' dell'Aquila ha evidenziato, con l'utilizzazione di alcuni indicatori, la mappa dell'abbandono insediativo della regione 46 I territori comunali interessati dai fenomeni di abbandono coincidono in gran parte con le aree montane interne e si estendono per circa 350.000 ha, rappresentando il 35% dell'estensione regionale. Confrontando la dislocazione delle aree interessate dai fenomeni di abbandono con l'articolazione geografica dei parchi si rileva come il 44% delle prime sia compreso nei perimetri delle aree protette (vedi FIG. 1).. 46 Rolli G.L., Romano B., Sulpizii S., I centri storici nella struttura territoriale: il recupero dei ruoli funzionali. Ricerca: Recupero integrato delle strutture urbanistiche ed edilizie dei centri storici in abbandono nelle aree interne della Regione Abruzzo. Regione Abruzzo, Dipartimento di Architettura e Urbanistica dell'Universita' dell'Aquila. L'Aquila 1993.
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