Nerval e il mito della "pureté" - Studi umanistici Unimi - Università ...
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L'AMANTE PLATONICO: CATEGORIE, FETICCI, ARTIFICI 137<br />
diventa teatro su cui la coppia improvvisa la rappresentazione dei mi<br />
steri isiaci, sotto la guida di Gerard.<br />
En revenant, frappe de la grandeur des idées que nous venions de<br />
soulever, je n'osai lui parler d'amour... Elle me vit si froid qu'elle<br />
m'en fit reproche. Alors je lui avouai que je ne me sentais plus digne<br />
d'elle. Je lui contai le mystère de cette apparition qui avait réve<strong>il</strong>lé un<br />
ancien amour dans mon coeur, et toute la tristesse qui avait succède<br />
a cette nuit fatale où le fantòme du bonheur n'avait été que le re<br />
proche d'un parjure 21 .<br />
Si osservino bene i termini del processo di giustificazione. <strong>Nerval</strong><br />
avrebbe passato la notte con la popolana di Napoli, che « ressemblait »<br />
all'ombra lasciata in Francia. Vi sarebbero, per la coscienza introversa<br />
di <strong>Nerval</strong>, due profanazioni tangib<strong>il</strong>i: <strong>della</strong> coppia popolana-ombra e<br />
dell'ambiente stesso. Il rimorso, <strong>il</strong> senso <strong>della</strong> « faute », oltre che mu<br />
tare <strong>il</strong> suo sentimento esistenziale (tentativo di suicidio seguente a<br />
quella notte sullo sfondo del « Paus<strong>il</strong>lipe »), muta l'indirizzo <strong>della</strong> re<br />
lazione con Octavie. Octavie dunque si trova, nell'atto <strong>della</strong> spiegazione<br />
dell'improvvisato Osiride, di fronte a due fantasmi, l'uno lontana proie<br />
zione dell'altro: la popolana di Napoli e la donna parigina. Che la po<br />
polana abbia dato un senso non chimerico al rapporto col viaggiatore,<br />
non toglie nulla al fatto che <strong>Nerval</strong> parli di esso come fondato sul<br />
« fantòme de bonheur », rapporto vanificato intcriormente — salvo per<br />
le conseguenze <strong>della</strong> « faute » — nel momento in cui egli prende co<br />
scienza <strong>della</strong> identità specifica: « bonheur »-« parjure ». E Octavie, che,<br />
col suo rimprovero alla freddezza del corteggiatore, determina uno sve<br />
lamento del suo passato-presente amoroso, si rivela una versione, più<br />
nob<strong>il</strong>e se si vuole, <strong>della</strong> « proie » irridente (« d'un petit aìr moqueur »)<br />
abbandonata già durante la bohème parigina per la stessa « ombre ».<br />
Ora l'« ombre » è lontana ch<strong>il</strong>ometri, e afferrare la preda dovrebbe es<br />
sere meno difEc<strong>il</strong>e, ma P« ombre » viene doppiata dalla rassomiglianza<br />
<strong>della</strong> donna napoletana, che sul piano psicologico è la copertura di una<br />
fedeltà mai smentita, e anzi drammaticamente rafforzata dalla « profa<br />
nazione ».<br />
In una diversa prospettiva, ma sempre sul piano <strong>della</strong> trasfigura<br />
zione e dell'immaginazione letteraria (che « combina » autonomamente<br />
i dati <strong>della</strong> realtà), Aurelio, riprende ancora i termini amorosi dello<br />
« change » e <strong>della</strong> confessione patetica dell'identificazione tra due don-<br />
21 Octavie, I, p. 291.