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Nerval e il mito della "pureté" - Studi umanistici Unimi - Università ...

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L'ONIRISMO 185<br />

Vers deux heures, on me mit au bain, et je me crus servi par les Wal-<br />

kyries, f<strong>il</strong>les d'Odin, qui voulaient m'élever a l'immortalité en dé-<br />

pou<strong>il</strong>lant peu a peu mon corps de ce qu'<strong>il</strong> avait d'impur 30 .<br />

Questa operazione (piuttosto questa convinzione) è un punto fermo<br />

prima di affrontare gli ultimi anelli dell'iniziazione sacra.<br />

Per arrivare a Aurélia <strong>Nerval</strong> ha dovuto veder chiaro nella sua<br />

« faute » e scontarla amaramente: l'ha scontata attraverso <strong>il</strong> sogno e ha<br />

visto chiaro in essa attraverso <strong>il</strong> sogno. Si ha l'esatta misura <strong>della</strong> varia<br />

maniera in cui lo scrittore ut<strong>il</strong>izza <strong>il</strong> sogno, pensando a due dei suoi<br />

intermediari che pur appartenendo alla realtà hanno legami col sogno<br />

e la follia. Il primo, « un de ses amis les plus chers », che egli va a visi­<br />

tare durante una malattia, gli appare « différent de celui que j'avais<br />

connu » egli dice 31 . L'amico, mutando d'aspetto, si avvicina tisicamente<br />

e psicologicamente a <strong>Nerval</strong> per essere soggetto a visioni. Il racconto<br />

di un « réve sublime » dell'amico getta <strong>Nerval</strong> in una disperazione pro­<br />

fonda che egli giustifica con la constatazione che Dio è con l'amico e<br />

non più con lui. Nel momento stesso gli risulta chiara la sua « faute »:<br />

Je comprends, me dis-je, j'ai préféré la creature au créateur; j'ai<br />

déifié mon amour et j'ai adoré, selon les rites pa'iens, celle dont le<br />

dernier soupir a été consacré au Christ 32 .<br />

Da una mancanza all'altra! Comunque dalla minore alla maggiore. La<br />

psicologia estremamente introversa di <strong>Nerval</strong> si crea continuamente mo­<br />

tivi di « faute »: all'inizio di Aurélia era detto:<br />

Condamné par celle que j'aimais, coupable d'une faute dont je n'es-<br />

pérais plus le pardon, <strong>il</strong> ne me restait qu'à me jeter dans les enivre-<br />

ments vulgaires...;<br />

3» Amelia, I, p. 402.<br />

31 Ivi, p. 388.<br />

32 Ivi, p. 389. Che cosa vuoi dire « pa'iens » qui? Abbiamo visto nel capitolo<br />

sull'« Oriente nervaliano » quale senso egli attribuisca all'amore presso i greci, al<br />

« culte sérieux des pa'iens » opposto a quello, lascivo e naturalistico, dei poeti per<br />

Venere. Lì <strong>Nerval</strong> idealizzava più di quanto non vi fosse bisogno l'amore pagano,<br />

qui invece sembra dare all'amore secondo « les rites pa'iens » un senso naturalistico.<br />

Pensiamo che egli intenda qui rimproverarsi l'eccessivo idoleggiamento, l'idolatria<br />

<strong>della</strong> persona amata, come è peccato per <strong>il</strong> cattolico limitarsi alla venerazione-ado­<br />

razione dell'immagine sacra senza elevare la mente al « significato » dell'immagine<br />

stessa, dalla figura del santo al suo spirito, per poi arrivare al « créateur », e dalla<br />

figura del « créateur » al « créateur » stesso. Infatti lì <strong>il</strong> contesto era più libero,<br />

meno carico di suggestione cristiana.

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