Nerval e il mito della "pureté" - Studi umanistici Unimi - Università ...
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L'ORIENTE NERVALIANO 83<br />
È noto che a Citerà erano dedicati due templi alle due dee, sull'al<br />
tura alla celeste, in pianura alla popolare. Orbene, questa distinzione,<br />
fatta da <strong>Nerval</strong> nella primitiva versione e riecheggiata anche nella ver<br />
sione finale in tutto l'episodio di Citerà, non è semplice lusso archeolo<br />
gico a cui egli si abbandoni, ma è come la trama su cui si elabora la sua<br />
critica di un aspetto <strong>della</strong> civ<strong>il</strong>tà moderna in primo luogo (la colonizza<br />
zione stupida e irriverente); in secondo luogo si giustifica nel contesto<br />
del racconto e <strong>della</strong> rievocazione dell'amore di Polif<strong>il</strong>o e Polia a Citerà;<br />
e infine soddisfa <strong>il</strong> bisogno psicologico-letterario di <strong>Nerval</strong> di sottoli<br />
neare la sacralità dell'amore presso i Greci, <strong>il</strong> « culte sérieux » che essi<br />
tributavano alla « grande déesse génératrice », perfetta, pura, immaco<br />
lata, vergine, « protégée » etc., nata dal seno del mare. Per <strong>Nerval</strong> Ve<br />
nere celeste ha i contorni dell'eterno femminino, del « féminin celeste »<br />
appunto. Il neoplatonico <strong>Nerval</strong> fa un'opzione che è coerente con la<br />
sua « quéte », va oltre i neoplatonici fiorentini (di cui parla, consen<br />
ziente, a proposito del Polif<strong>il</strong>ol), e si colloca alle origini: Platone e la<br />
sua teoria dell'amore nel Convito. È giusto che Jean Richer affermi:<br />
« Aux néo-platoniciens de la Renaissance et, en particulier, a Mars<strong>il</strong>e<br />
Ficin, Pie de la Mirandole, Francesco Giorgio e Leon l'Hébreu, Gerard<br />
a emprunté toute une théorie de l'amour platonique qui, dans son esprit,<br />
s'est superposée aux interprétations platoniciennes des mythes antiques,<br />
qu'<strong>il</strong> trouvait dans Les Religions de VAntiquité de Creuzer, comme<br />
aussi chez Dante et Pétrarque » 2T ; ma occorre pure tener presente che<br />
la <strong>mito</strong>logia amorosa alla quale si rifa <strong>Nerval</strong> nell' ' Introduction ' al<br />
Voyage è attinta direttamente alle origini greche. G. Saitta, gettando<br />
luce sulla teoria dell'amore in Ficino, ha <strong>il</strong>lustrato nello stesso tempo in<br />
che consiste <strong>il</strong> distacco dalla teoria platonica, che a <strong>Nerval</strong> serve giusto di<br />
base: « II Ficino, come già Piotino, si rifa alla distinzione platonica che<br />
propriamente appartiene a Prodico e Senofonte tra la Venere celeste e<br />
la Venere terrestre; distinzione che, come si sa, importa quell'altra tra<br />
<strong>il</strong> vizio e la virtù. Se non che, <strong>il</strong> nostro f<strong>il</strong>osofo è lontano dal fissare<br />
rigidamente quella distinzione alla maniera platonica e neoplatonica, per<br />
ché egli fa vedere con una coerenza che sorprende, come tra l'una e<br />
l'altra corra un unico processo, che richiama un unico fondamento. Ve<br />
nere è sì duplice; l'una è l'intelligenza che <strong>mito</strong>logicamente è riposta<br />
nella mente angelica; l'altra è la forza del generare attribuita all'anima<br />
del mondo, ma in entrambe è un sim<strong>il</strong>e amore. (...) Attraverso una rap-<br />
27 J. RICHER, <strong>Nerval</strong>. Expérience et Création, cit., p. 531.